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Halston, la recensione della nuova miniserie Netflix di Ryan Murphy

L’ascesa e discesa del grande stilista Halston, simbolo di moda, lusso, stile ma anche di sregolatezza negli anni ’70 e ’80.

E’ uscita su Netflix la miniserie Halston, cinque episodi dedicati alla vita del celebre stilista americano nato nel 1932 e morto nel 1990 a soli 57 anni. Altra produzione del prolifico Ryan Murphy che sembra essere un pozzo di idee, tra The Politician, Ratched, Pose, Hollywood, American Crime Story e l’ormai cult American Horror Story, giunta alla decima stagione.

Oh, lo Studio 54

Quello che bisogna dare atto al produttore, e regista, americano sta nel suo desiderio di raccontare storie poco note. Non va mai a rappresentare qualcosa di già visto, dalla storia della leggendaria faida tra Bette Davis e Joan Crawford nella miniserie Feud alla storia di Halston, uno stilista non molto conosciuto dalla massa. Murphy, però, cade in fallo nelle tematiche presentate e nel modo in cui viene sempre descritto un certo personaggio.

Come protagonista c’è sempre la persona superba, poco simpatica, boriosa affetta da dipendenza. Quindi viene da chiedere se queste miniserie siano veramente una celebrazione dell’artista o semplicemente un prodotto che vuole essere cool nel suo essere patinato, queer e sporco tra sesso, droga e rock ‘n’ roll. Anche in Halston si punta più sul marcio che sul bello. Si parla meno del grande lavoro dello stilista dando più importanza alla sua vita sregolata e ai suoi comportamenti superbi, entrambi visti e rivisti in migliaia di altri prodotti.

Halston è una serie che scorre tranquilla, sicuramente godibile, ma meno incisiva di altre produzioni di Murphy.

Sì, sicuramente di positivo c’è che è molto elegante, mai kitsch, esagerata. Però purtroppo rimane sempre in superficie, non ha nessuna profondità e tutti i personaggi sono monocolore. Il passato di Halston viene accennato, non ci viene fatto sapere molto, manca drammaticità in tutto. Un vero peccato perché come sempre la copertina presentata è molto interessante. E’ girata bene dal veterano di regie televisive Daniel Minahan e i costumi sono splendidi, ma il contenuto è proprio scarno.

Senza dubbio il cast è molto buono. Se Ewan McGregor offre una buona performance e non delude le aspettative visto che è un grande attore, la migliore del cast è senza dubbio Krysta Rodriguez nei panni della leggendaria Liza Minnelli che colpisce non solo per la somiglianza. Ogni volta che è in scena brilla, buca lo schermo, sia quando fa esibizioni canore che quando sta semplicemente a cena col protagonista. Degni di nota anche Rebecca Dayan (Elsa Peretti) e Bill Pullman (David J. Mahoney).

Ewan McGregor e Krysta Rodriguez sono Halston e Liza Minnelli
Interessante il lavoro con la colonna sonora che contiene chicche inaspettate, da Tu che ne sai di Dusty Springfield nella prima puntata a di Gigliola Cinquetti all’inizio della terza. Sicuramente non manca anche qui la cura per i dettagli, la produzione è buona.

A conti fatti, non è sconsigliata la visione di Halston perché comunque ti fa conoscere un genio della moda e non annoia di episodio in episodio. Spesso ha anche dei momenti affascinanti, come le scene nello Studio 54. Purtroppo manca la sostanza ed è destinata ad essere dimenticata. Un peccato vista la qualità del cast.