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Greenland – Il nuovo Armageddon con Gerard Butler

Greenland di Ric Roman Waugh segue le vicende di John Garrity (Gerard Butler), un ingegnere edile e della sua famiglia alle prese con l’impatto con una stella cometa di nome Clarke.

All’inizio sembrava solo una notizia da tg, poi qualche frammento ha colpito la terra. Le prime vittime, la paura. Infine la notizia clou: nel giro di 48 ore un enorme blocco di materia spaziale colpirà l’Europa meridionale (guarda caso..) causando un’estinzione di massa che ucciderà circa l’80% delle creature viventi in tutto il globo..

Ci sono molti modi di approcciarsi alla scrittura di un Disaster Movie. C’è quello patriottico come Independence Day, c’è quello giornalistico come Deep Impact, c’è quello filosofico come Melancholia, c’è quello cazzone come Armageddon e poi c’è quello ambientalista come The Day After Tomorrow e 2012. A quest’ultima categoria appartiene Greenland.

La salvezza per la famiglia Garrity è raggiungere la Grønland, letteralmente “Terra verde” o terra degli uomini. Un luogo dove cercare riparo e chissà, magari far rinascere l’umanità.

La riuscita o il fallimento di questi film è sempre il botteghino e per ovvie ragioni il 2020 non è stata proprio una felice annata per battere cassa. Dovendo valutare la pellicola da un punto di vista squisitamente tecnico, come spesso accade a queste mega produzioni hollywoodiane, ci sono lati positivi e negativi.

Iniziamo col dire che è apprezzabile il fatto che gli autori abbiano sacrificato inutili spettacolarismi a favore di una storia più umana.

Anche se non mancano esplosioni e adrenalina, lo spazio dedicato alla psicologia dei protagonisti è sufficiente a raccontarci di un padre fedifrago (appunto Butler), di un figlio diabetico (Roger Dale Floyd) e quant’altro serva ad empatizzare con la famiglia in fuga.

Quello che non funziona e l’incertezza narrativa con la quale i protagonisti vengono sbatacchiati da destra a sinistra come la pallina di un flipper in cui sai bene che, alla fine, andrà in buca, cioè in questo rifugio.

L’approccio fotografico, tutto il packaging estetico è di maniera. Si ha l’impressione di un déjà vu di 119 minuti. Un peccato visto che i primi 10 minuti sono così sobri ed essenziali.

Avrebbe forse giovato avere due attori sconosciuti invece della coppia Butler/Baccarin

Proprio mentre ripensi alle parole di Rogert Ebert su Armageddon “un assalto agli occhi, alle orecchie, al cervello, al buon senso e al desiderio umano di essere intrattenuto”, ti accorgi che il film è finito.

Nel complesso infatti Greenland si lascia guardare, forse anche grazie alla durata non eccessiva, inserendosi sulla scia di un filone già polposo e forse un po’ stantio, ma che ha comunque i suoi estimatori.