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Ghost Stories- Recensione dell’horror inglese

Un horror sofisticato: questo è l’aggettivo che più si addice all’opera prima degli inglesi Jeremy Dyson e Andy Nyman, Ghost Stories.

L’attore e illusionista Andy Nyman, già volto conosciuto in Severance, Black Death e Funeral Party, si è unito all’emergente Jeremy Dyson, abile scrittore. La coppia ha unito le proprie abilità per portare al cinema l’adattamento della loro omonima opera teatrale: Ghost Stories, che mostra un nuovo volto della paura.

Ghost Stories
Paul Whitehouse è Tony Matthews in Ghost Stories.

Philip Goodman (Andy Nyman) è un investigatore professionista del paranormale. Il professore, che lavora maggiormente in ambito televisivo, ha come scopo quello di smascherare i truffatori. La sua missione ha un valore molto importante, dal momento che Goodman è spinto a svolgerla anche per la stima che prova nei confronti del suo mito d’infanzia: lo psicologo e investigatore televisivo Charles Cameron, ormai sparito da anni dalla circolazione.

Cameron, come lui, aveva lottato tutta la vita senza mai rinunciare ai propri ideali razionali, che rinnegavano ogni ipotesi spirituale. L’uomo, creduto morto da anni, contatta improvvisamente Goodman. Questi, una volta raggiunta l’abitazione dell’anziano (una roulotte malmessa) ritrova il suo idolo, che non è più quello di un tempo. E’ una tragedia per lui scoprire che, persino l’uomo più scettico al mondo, sia stato vittima di un delirio psicologico.

Ciò, a causa di tre casi sul paranormale, a cui non è mai riuscito a trovare una spiegazione. Ma è qui che entra in scena Goodman: sarà proprio lui che dovrà, investigando egli stesso sui casi, trovare le prove che, effettivamente, il paranormale non esista.

Ghost Stories
Alex Lawther in Ghost Stories.

Dyson e Nyman costruiscono un teatrino contornato da mostri mistici, spiriti infantili, entità soprannaturali, per poi riportare come protagonista sul palco, la vera paura umana: il proprio Io.

Ghost Stories è costruito come un film antologico, con l’unica differenza che, alla fine di tutto, ogni episodio sembra avere un senso. Come un puzzle, mille pezzi vengono cercati dal pubblico con lo scopo di riunirli e completare un’immagine che, alle origini, poteva sembrare contorta e sgombrata da sé.

Ogni frammento di ciò che si vede sullo schermo, è un elemento essenziale per permettere alla storia di essere raccontata e mostrata.

Ghost Stories
Martin Freeman è Mike Priddle in Ghost Stories.

I due autori si muniscono di ottimi interpreti, che prestano fattezze varianti dal frustrato bevitore, il disturbato adolescente e l’eccentrico borghese. Scelta saggia quella di inserire lo stesso Nyman come personaggio protagonista: incastonato perfettamente nel ruolo cucitogli addosso. La star più illustre di Ghost Stories, ovvero Martin Freeman, ricopre più di un semplice ruolo. Lo fa, avvalendosi della sua gesticolata ed espressiva maestria.

La reale imprevidibilità di Ghost Stories è il giovanissimo Alex Lawther, sorpresa da brividi per l’intero panorama cinematografico: uno sconcerto positivo e spiazzante, che fa del suo biglietto da visita la mimica facciale.

Ghost Stories
Ghost Stories.

La pièce teatrale, divenuta un gran successo in varie città come Londra, Mosca e Toronto, è stata trasposta sul grande schermo seguendo dei rischi. Ciò che riesce al meglio a teatro non sempre può avere lo stesso risultato su un’altra ”piattaforma”. Ghost Stories può possedere cliché orrifici ormai non più digeribili, ma vanta di un fattore poco comune: l’originalità.

Gli episodi che costituiscono il film del duo britannico presentano  jumpscares poco tollerabili. Un punto a sfavore per Nyman e Dyson, che mostrano i propri ossequi ai classici del gotico e del grottesco mescolandoli con l’horror odierno. Nonostante ciò, questi salti dalla sedia aiutati dal fastidioso rumore, sono costruiti talmente bene da passarci su, incastonati senza strafare nel contesto.

Ghost Stories
Una scena di Ghost Stories.

L’ingrediente vincente dell’opera è la suspense, quell’atteso stato di tensione che non ti abbandona neanche nei momenti più sfocianti nella gradevole ironia di fondo.

Ogni pezzo di prova da rammentare subentra grazie a una regia raffinata e curata, madre di una componente vitale come l’atmosfera.

Non mancano le gustose citazioni esplicite a film di culto, tra cui La Casa di Sam Raimi, IT di Tommy Lee Wallace, La Creatura di Jean-Paul Ouellette e Le cinque chiavi del terrore di Freddie Francis.

Ciò che differenzia però Ghost Stories dagli horror di questi ardui tempi, è la sublime perizia della scrittura; un massimo esempio di come un film possa riuscire nel suo insieme, se scritto, esteso e lavorato con competenza artistica e tanta passione.