Camera-car che ci porta da una strada divisa da un viale alberato all’ingresso di un teatro, senza mai uno stacco.
Arriviamo dentro il teatro, c’è un uomo, di spalle, forse siamo a delle audizioni per uno spettacolo teatrale. Forse è tutto finito, forse l’uomo che è di spalle è il regista dello spettacolo. E poi stacco, su lei: bella, sexy, sensuale, provocante, tutta bagnata. Forse è arrivata tardi per le audizioni.
Eh si, è proprio così. Questo è l’incipit dell’ultimo lavoro del maestro Polansky, Venere in pelliccia. Vanda, una donna non più di primo pelo ma molto affascinante che si presenta in ritardo per il provino. Ha dei modi di fare (e di dire) che paragonarli a quelli di un camionista sarebbe un eufemismo, ma grazie alla sua volontà e alla sua parlantina riesce a convincere Thomas, il produttore, a concederle qualche battuta per metterla alla prova.
Lo spettacolo è l’adattamento del romanzo Venere in pelliccia di Leopold Von Sacher-Masoc (si si , se leggendo questo nome vi risuona nella testa la parola masochismo è proprio dal cognome di questo simpatico signore che è stata coniata).
Una battuta, due battute, tre battute e ……….quella che a prima vista sembrava una procace donna sulla quarantina dal lessico volgare e dalle curve sexy si dimostra invece abilissima ad interpretare il ruolo della sua omonima nella piece teatrale. Quello che così sembrava un provino rimediato all’ultimo, diventa invece un appassionante gioco di ruolo in cui i due superano più volte l’ambiguo confine tra recitato e vissuto.
Polansky nel suo ultimo lungometraggio presentato nella selezione ufficiale del Festival di Cannes 2013, in cui era anche in concorso per la Palma d’oro (andata poi a “La vita di Adele”) dimezza i protagonisti del suo film, che dai quattro di “Carnage” passano a due.
Lei, Vanda, cui da anima ( ed anche corpo) Emmanuelle Seigner, la vera moglie di Polansky, che nel film vediamo inzialmente impacciata, diretta, senza peli sulla lingua, sgraziata, ma che poi una volta messo il vestito per il provino cambia totalmente, mostrando la sua grande dote recitativa, e persuasiva. Cambia più volte faccia Vanda, prima sprovveduta, poi aggraziata e sensuale, infine dominatrice e possessiva, proprio come la Vanda dell’opera di Sacher – Masoc.
E’ lei a portarsi sulle spalle il film, contando però anche sulla sua spalla, il produttore Thomas (Mathieu Amalric) che nel film subisce la parabola opposta a quella di Vanda : prima domina la scena, quando scocciato e amareggiato per non aver trovato una degna attrice per la parte della protagonista cerca di scacciare la Seigner in fretta a furia. Poi si lascia travolgere dalle sue straordinarie doti di recitazione, ed infine rimane ammaliato dalle due abilità di dominatrice, non limitandosi più a leggere le battute per Vanda, ma entrando lui stesso a far parte del suo stesso spettacolo.
Un film nel film, anzi per meglio dire, uno spettacolo nel film, con i due che si alternano continuamente nel loro essere un’aspirante attrice ed un regista e i due protagonisti del romanzo erotico del 1870.
La Seigner ci offre una prestazione di grande livello, e Amalric le fa da ottima spalla.
Un film consigliato agli amanti di Polansky, ed anche agli ammiratori della sua bella e sensuale moglie.