Home Rubriche Outsider Facciamo tutti parte di una setta: Faults (2014)

Facciamo tutti parte di una setta: Faults (2014)

Di film sulle sette al cinema ne abbiamo visti tanti.
Nel nostro paese però non ne è passato uno che in molti sicuramente avrebbero apprezzato.
Stiamo parlando della pellicola Faults, del giovane regista Riley Stearns.
L’argomento è già noto a molti cinefili e non solo, ma Stearns lo condisce anche con qualche novità.

Il personaggio centrale è un uomo, Ansel (Leland Orser), un cinquantenne non nel suo momento migliore (matrimonio fallito, senza un soldo, e con i creditori alle calcagne) che è esperto in de-programmazione.
Ansel in pratica aiuta i seguaci di una setta a tornare nel mondo reale, azzerando tutto il lavoro che la setta stessa ha precedentemente eseguito nella testa dell’adepto.
Una specie di controlavaggio del cervello.
Forzato dalla sua situazione economica viene ingaggiato da una coppia di genitori che vuole salvare la propria figlia, Claire (Mary Elizabeth Winstead) da una setta chiamata Faults.
Ansel prende la ragazza (la rapisce), si rinchiude con lei nella stanza di un motel ed inizia la sua formattazione.
Il problema però non è solo la testa di Claire.
O meglio, il casino non è solo li dentro.

Con Faults Stearns ci presenta un film che senza troppi fronzoli va dritto al punto e sviscera in maniera asciutta e chiara il tema del film: il potere che la manipolazione della mente ha sulle persone.
Il tutto lo fa con poco materiale a disposizione che tuttavia viene utilizzato al meglio.
Nel film vediamo pochissimi personaggi, la maggior parte della storia si svolge nella camera di un motel, ed ogni tanto sfocia in quella attigua.
La spina dorsale del film è basata sulla sceneggiatura e sui dialoghi, l’azione è poca, e quando c’è lascia lo spettatore molto a disagio.

FAULTS

Il delirio che dovrebbe essere dentro la testa di Claire esce subito fuori, e la manipolazione colpisce ogni personaggio ed anche lo spettatore, merito di Stearns.
Facciamo fatica a distinguere il limite tra ciò che è vero e ciò che non lo è, facciamo fatica a capire bene il ruolo di alcuni dei pochissimi personaggi che fanno parte della storia, e quando capiamo bene i ruoli di ciascuno, possiamo solo rimanere sconvolti.
E non c’è nessuna anima candida e innocente qui.
E questo per Stearns significa aver fatto centro.

Non c’è nulla di lasciato al caso nel film.
Il nome della setta si rifà ai sensi di colpa, ed uno dei personaggi è un senso di colpa che cammina.
E tutto questo avrà un chiaro riscontro sulle vicende del film.
Un paio di scene rimarranno nella testa di chi vede il film per molti giorni a venire.
E in questo caso Stearns non ha bisogno di jump scares, di sangue e di azione per fare ciò.

E come ciliegina sulla torta il regista ci mostra la facilità con cui una setta, attraverso la manipolazione, può avere su ognuno di noi.
Si signori, perchè per quanto ci sforziamo di ritenerci completi padroni del nostro cervello, facciamo tutti parte di una setta.
Un certo stile di vita, l’appartenere ad una moda, il seguire una corrente, ci mette tutti all’interno di una setta.
E se a volte, questo non ci spinge a fare cose strane o a comportamenti estremi, è solo perchè dall’altra parte, forse, non abbiamo ancora incontrato la persona giusta che può spingerci a farli.