L’attrice avrebbe dovuto ricevere un compenso di 1,04 milioni di dollari in base al suo accordo pay-or-play che le garantiva un cachet a scatola chiusa, che il film si facesse o meno.
White Lantern ha fatto a sua volta causa all’attrice, accusandola di aver “travisato con intenti fraudolenti lasciando intendere che fosse pronta e disposta a compiere i suoi obblighi contrattuali” pur non avendo alcuna intenzione di recitare nel film.
Nei documenti legali si legge che Green avrebbe definito i finanziatori degli stron*i e uno dei produttori, Jake Seal, coglio*e e nauseabondo.
A Patriot, stando all’avvocato di Green, sarebbe stato sospeso dopo una serie di fallimenti, dai mancati finanziamenti all’assenza di attori chiave come Helen Hunt e Charles Dance (interessati al progetto ma senza aver siglato contratti).
La difesa, dal canto suo, sostiene che Green avrebbe cercato di cospirare per sabotare il film con l’intento di riprendere possesso della sceneggiatura e realizzarlo con altre persone.
L’avvocato di Eva Green ha sottolineato nel corso del primo giorno di processo a Londra che la difesa starebbe cercando di “ritrarre la mia cliente come una diva […] per rovinarle la reputazione“.