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EAT – La Recensione

Eat” è un film del 2014 diretto e scritto da Jimmy Weber, il quale ha curato anche la colonna sonora. ”Eat” è un viaggio sull’antropofagia e sulla psiche umana, che non vede però avere dei limiti.

Novella McClure (Meggie Maddock), è una bellissima bionda di trent’anni, molto sicura di sé e solare, che ambisce a fare l’attrice a Hollywood. Purtroppo per lei, nessuno le offre dei ruoli ed ella si vede costretta a rifiutarti gli unici a lei proposti: quelli hard. Così facendo, Novella rimane sfrattata e senza lavoro, né soldi, avente una carriera in declino. Nella sua vita non v’è nessuno a parte Candice, una sua cara amica innamorata di lei. Le cose cominceranno ad andar male quando, in preda al nervosismo, la ragazza comincerà a praticare autolesionismo e autocannibalismo.

Novella.

Weber ci regala una perla di gore mescolato al dramma. Chi si sarebbe aspettato uno splatter pieno di sentimentalismi e dramma psicologico? Perché qui il fulcro non è l’autocannibalismo, che dovrebbe essere il tema principale (e lo è esteticamente parlando), ma scavando si scopre che il desiderio di divorarsi e ingoiarsi, aversi nel proprio corpo, non è il messaggio più importante… bensì lo è l’instabilità della psiche umana.

Se si comincia con una storia apparentemente normale che spazia nel sangue, subito dopo lo spettatore si accorgerà che altri non è che un film parapsicologico, che scava nelle paure umane e nei dolori più intimi, nei pensieri più introspettivi della fragile donna che è Novella e, ulteriormente, di Candice.

Cannibalismo.

Perché la vittima non è solo una, ma è una reazione a catena.  Qualcuno agisce e scatena qualcosa nell’altro che agisce a sua volta.  L’animo puro della protagonista si ritroverà ad essere vittima della società e delle persone che la circondano. Così facendo da ingenua si macchia del peccato e, principalmente, del sangue che sgorga dalla sua carne martoriata.

Fino a dove ci spingeremo ancora dopo tutto il dolore subito? Il dolore fisico riuscirà a placare quello emotivo? Riuscirà a placare il cuore che noi stessi poi, ingeriremo prima di esalare l’ultimo respiro, vittoriosi?

”Eat” è un film diretto, apparentemente semplice e dotato di una fotografia fantastica e patinata, caratterizzata da tanti zoom e da allontanamenti a ingrandimenti. Il colore rosso prevale sui capelli platinati della protagonista e sulla sua pelle candida e ci preannunciano (tramite il rossore delle pareti), il sangue che macchierà l’obiettivo facendoci storcere il naso e provare fitte allo stomaco. Il contrasto tra il puro e il macchiato, addolcito dalla melodia straziante della sequenza finale, struggente e liberatoria.

Un ottimo lavoro intimistico e disturbante, che riesce a regalare distorsioni e perché no, anche tante drammatiche emozioni.

”Eat”.