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Liberaci dal male – di Scott Derrickson (2014)

Il Signor Satanasso nella storia del cinema è stato chiamato in causa più e più volte, in film che come “L’esorcista”, la saga “Omen”, o “L’esorcismo di Emily Rose” ( e potremmo continuare all’infinito) che sono rimasti nel nostro immaginario e per molti forse sono stati causa di alcune notti non proprio tranquille. Fare quindi un nuovo film sul maligno e ottenere un discreto successo non è così scontato.
Il regista Scott Derrickson, che già ha avuto modo in passato di cimentarsi in pellicole sul demonio, anche con un discreto successo se pensiamo alla già precedentemente citata Emily e al più recente “Sinister” ci ha quindi riprovato.
Questa volta lo ha fatto ispirandosi ad un opera scritta dall’ex poliziotto (ora demonologo) Ralph Sarchie, che nel 2004 ha pubblicato un libro su alcuni accadimenti non facilmente spiegabili razionalmente di cui è stato protagonista durante gli anni passati in polizia : “Beware the Night”.
La storia di Derrickson ha come protagonista Sarchie stesso, interpretato da Eric Bana, seconda scelta del regista dopo il rifiuto del “pompato”  Mark Whalbergh.

Sarchie (ERIC BANA) e Padre Mendoza (EDGAR RAMIREZ)


Ralph è un poliziotto che non ne vuole sapere molte, dalla mano pesante, molto e forse troppo dedito al lavoro ( e per trascurare una moglie come Olivia Munn ce ne vuole di dedizione) che insieme al suo collega Butler (Joel McHale) viene immischiato in una serie di omicidi che sembrano legati da una matrice religiosa. Entra allora in scena Padre Mendoza(Édgar Ramírez), escorcista e anche grande intenditore di lati b femminili ( il Diavolo tenta proprio tutti)  che si unirà ai due poliziotti per risolvere il caso.
Il film “Liberaci dal male” di Derrickson ha sicuramente una base di costruzione buona.
Buona perchè il regista ha ben pensato che per ottenere incassi con un film che ha come punto forte una tematica strautilizzata nel mondo del cinema bisognasse condire il tutto con qualcosa di diverso. Il condimento prevede come ingrediente principale l’anima poliziesca data al film : l’ambientazione fetida e marcia del Bronx era sicuramente una delle migliori da scegliere,con la storia che si svolge particolarmente di notte, prevalentemente in ambienti interni, tra abitazioni infestate da insetti e lerciumi vari.

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L’aspetto satanico è trattato in maniera differente da film del passato : non abbiamo più un ‘unica vittima posseduta dal demonio ma siamo in una dimensione più ampia.
Il maligno questa volta utilizza una persona come portale, utilizzandola come una specie di virus con cui infettare quanta più gente possibile, specie se ai margini della società.
L’origine del male viene guarda caso questa volta da un’iscrizione latina in una caverna sotterranea in Iraq (siamo in un film americano ed il male viene dall’Iraq, strano), e sono tre militari a trovarsi di fronte ad essa per primi, mescolando quindi sapientemente la possessione demoniaca con il tema del disturbo post traumatico da stress tanto comune ad un reduce di guerra.
Non mancano poi gli elementi che caratterizzano l’horror classico : scene che fanno saltare sulla sedia (almeno le ragazzine, quelle si ), il rito dell’esorcismo è presente e ben curato.
Interessante anche il tema utilizzato del confronto fra il Male primario (quello che viene da Satana) ed il Male secondario (quello che viene dagli uomini, quegli uomini pericolosi che ogni giorno Sarchie e Butler cercano di arrestare).

03Le cose negative però sono presenti, eccome.
Il film nelle sue due anime, quella poliziesca e quella demoniaca si rifà un po’ a due mostri sacri come “Se7en” e “L’esorcista”, con un risultato però nemmeno lontanamente comparabile ai lavori appena citati..  A differenza di film horror come il filone francese dei vari “Martyrs” o “Frontiers” il lavoro di Derrickson punta più a far saltare qualche sedere dalla sedia durante il film che non a tormentare psicologicamente lo spettatore anche dopo la visione della pellicola. Si entra, ci si può spaventare (ma anche no) e quando si esce si pensa già a cosa si farà il giorno seguente, cosa che un horror non può certo permettersi.
Per non parlare poi delle citazioni ai poveri Doors (le porte che collegano il maligno con il mondo terreno), trovata “letteralmente”  azzeccata ma troppo, troppo forzata.
Per la parte recitativa buono Banà, ma poco niente arriva dal resto del cast, se non per le convincenti espressioni demoniache del posseduto Sean Harris.
Il finale poi risulta alquanto scontato e troppo buonista, cosa che proprio non da quel qualcosa in più al lungometraggio.
Dopo due discreti successi come “L’esorcismo di Emily Rose” e “Sinister”, Derrickson con il suo ultimo lavoro sicuramente non fa il classico passo avanti, cosa in cui fallisce anche il genere horror americano, troppo ormai bloccato sul riproporre un prodotto fatto solo di epidemie, diavoli e fenomeni paranormali che film dopo film sa sempre più di minestra riscaldata.
Chiudiamo dunque con l’ augurio che presto qualcosa o qualcuno possa “liberarci dal male”.

E DALLE MINESTRE RISCALDATE.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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