Home Rubriche Outsider Il dottore del male: The German Doctor (2013)

Il dottore del male: The German Doctor (2013)

Il film di Lucia Puenzo ripercorre parte del periodo da fuggitivo in Sud America del dottore Josef Mengele.
Medico del Terzo Reich e soprannominato L’angelo della morte 
divenne tristemente famoso per la enorme mole di esperimenti di eugenetica che svolse nel campo di concentramento di Auschwitz.


In particolare la pellicola ci riporta alla mente un periodo della sua permanenza in Argentina.
Siamo a Bariloche ed il dottor Mengele entra nelle grazie della dodicenne Lilith e della sua famiglia proprietaria di un albergo prossimo all’apertura.
Il tutto nonostante il padre, Enzo, sia sempre dubbioso riguardo la figura del dottore.
La piccola Lilith non cresce così in fretta come i ragazzi della sua età.
Ed allora quale modo migliore per il Veterinario Mengele (che in Argentina si nasconde sotto il nome di Helmut Gregor) per poter dar sfogo di nuovo ai suoi esperimenti di genetica.

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Ed allora ecco che si scatena la sua ossessione maniacale.
La ricerca della perfezione, triste elemento identificativo del Reich di cui fino a pochi anni prima faceva pienamente parte.
Inoltre una buona tecnica di persuasione che incanterà prima la piccola Lilith, e successivamente anche sua madre Eva.
Lo stesso effetto però non l’avrà sull’archivista e fotografa Nora Edloc.
La donna da subito sospettosa sulla vera identità di Mengele si tiene in stretto contatto con chi negli anni post bellici darà una caccia spietata ai fuggitivi del Reich : il Mossad.
Non è di certo un film horror questo “The German Doctor – Wakloda” di Lucia Puenzo, ma forse spaventa più di qualsiasi altra pellicola faccia parte di quel genere.

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Il mostro e la vittima

Si perchè la regista è bravissima nel calare un personaggio come Mengele nell’atmosfera che il film ci mostra.
Un paesaggio spettacolare, la Patagonia, una pace che sembra non possa essere distrutta da nulla.
Una famiglia accogliente, un clima quiete e tranquillo.
Così come è tranquillo questo “veterinario” che sembra essere venuto dal nulla.
Schivo, scrupoloso e maniacale nel suo lavoro, con una passione per le bambole che sa un po’ di macabro.
E’ la “banalità” del male (che ci riporta alla mente l’opera di Hannah Arendt) quella che più ci spaventa.
Mengele il fuggitivo infatti sembra uno come tanti.
Non quell’ Angelo della morte che tanto dolore e morte provocò nei suoi anni di servizio alla causa del Terzo Reich.
Il film e lo stesso Mengele ci ipnotizzano, ci anestetizzano, per poi dare vita ai macabri esperimenti.


La Puenzo, vincitrice del Gran Premio della Critica al Festival di Cannes 2007 e del premio Goya come miglior film straniero con l’esordio “XXY: Uomini, donne o tutti e due?” ci lascia un film sicuramente da vedere.
Una pellicola che fa luce su uno dei periodi più misteriosi sulla fuga di Mengele nel continente sudamericano. Un flm che ci fa riflettere sull’aspetto più inquietante del male.
Quello di presentarsi a volte, sotto le spoglie di una persona qualunque.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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