Queste gioie violente hanno violenta fine
Westworld è una bomba a mano.
Westworld si è presa i suoi tempi, mettendo a dura prova il pubblico dopo l’iniziale, altissimo, hype.
E non si può biasimare chi ha iniziato a annoiarsi, o chi si è perso nei tanti, forse troppi misteri di una trama che sente in modo importante l’impronta di Jonathan Nolan.
Certamente una serie TV è meno propensa a farsi rivedere più e più volte di un film, per quanto affascinante; ma chi ha resistito questi dieci episodi, chi è rimasto anche dopo l’affievolirsi dell’effetto wow di cast, effetti speciali e dello a tratti snervante respawning degli androidi protagonisti del parco, si è goduto un finale da maestri, un orologio svizzero di twist e profondi sviluppi dei personaggi.
Solo per chi fosse stato via dalla Terra nelle ultime settimane: Westworld è ispirato all’omonimo film di fantascienza del 1973 ,di cui prende l’idea basilare di futuro distopico dove in un parco di divertimenti a tema western puoi di base fare qualsiasi cosa, anche la più ignobile, agli androidi che ospitano la struttura.
Quando l’etica è un vezzo davanti ai soldi dei ricchi clienti del parco, gli androidi sembrano povere marionette nate per essere consumate sessualmente o uccise, di nuovo e di nuovo… in tutto questo Robert Ford (Hopkins) è Dio incontrastato, capace di creare la vita, darle un background, motivo di essere, e anche toglierla.
Il villain incontrasto della serie, insieme all’ uomo in nero?
Nessuna domanda ha facile risposta in Westworld
Troverete slittamenti temporali, profonde evoluzioni di alcuni personaggi, un completo ribaltamento della prospettiva in altri; davvero poco è come sembra, e non si può che essere felici nel vedere come una storia simile abbia il potenziale per numerose stagioni a venire.
Non necessariamente ambientate nel western, tra l’altro…