Home Rubriche Outsider Die Wand – di Julian Pölsler (2012)

Die Wand – di Julian Pölsler (2012)

Un film per pensare, un film per staccare la spina, più mentalmente che fisicamente. Un film che ci riappacifica con la natura, quella che noi molto spesso maltrattiamo, violentiamo, abusiamo e che invece ci è amica se le è dato modo di esserlo. A volte siamo noi un pericolo per la natura o meglio “l’unica creatura che può far bene o male nel bosco”, come ci ricorda la protagonista di questo film.
Uno infatti è il personaggio principale nella pellicola “Die Wand” , adattamento della regista Julian Pölsler al romanzo del 1961 scritto da Martin Haushofer. Per essere più precisi dovremmo parlare di interprete unico, ma di più personaggi. Perchè accanto alla donna (senza nome) protagonista della storia ed interpretata da Martina Gedeck, di cui ricordiamo “Treno di notte per Lisbona” e “Le vite degli altri” ci sono la mucca Bella, il suo fedelissimo cane nonchè attore non protagonista Lince ed in piccola parte un corvo bianco, su cui ritorneremo.

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La storia è molto semplice : abbiamo una donna che va in una baita di montagna con una coppia di amici per potersi rilassare e godersi natura ed aria fresca. La sera la coppia se ne va in villaggio, e la mattina dopo la donna si sveglia, sola, con il cane Lince, e quando sta per raggiungere gli amici si accorge di essere “schiava” della montagna. Tutt’ intorno alla baita infatti c’è un muro, una parete invisibile che la taglia completamente fuori dal mondo. Da qui in poi la donna dovrà capire, adattarsi, e reagire a questa nuova e non semplice situazione.
Non c’è molto altro da raccontare sulla trama in questo film della Pölsler perchè non è sui fatti o sulle azioni che la pellicola si snoda. Un film nato da un romanzo che diventa da subito un romanzo con immagini, suoni e voce narrante. La donna una volta conscia dell’esistenza del muro deve cominciare una nuova vita, a stretto contatto con la natura, e lo può fare perchè i confini di questa barriera sono abbastanza ampi.

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Comincia così un periodo fatto di raccolta del fieno, caccia,pascolo, tutte attività regolate dal tempo e dalle stagioni, a cui la protagonista deve abituarsi, forte solo della sua voglia di vivere e della curiosità della sua “nuova vita”.
Allora c’è anche lei, la Natura tra i personaggi principali della pellicola, con le sue vaste distese verdi d’estate e bianche d’inverno, le sue insidie, la sua maestosità, in quello che vuole essere un film che poco racconta e che molto ci insegna e che molto ci fa riflettere sul rapporto tra uomo e natura, su quello che quest ultima può dare all’ uomo in fatto di risorse e nuovi punti di vista. Un solo essere umano, che riflette, pensa, scrive, vive, circondata da un cane, una mucca, un vitellino, due gatti, ed un corvo bianco, rifiutato dal gruppo perchè di diverso colore, così come forse la protagonista sta a simboleggiare il suo rifiuto per la su vecchia vita, e la riscoperta di un’altra diversa e “alternativa”.

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Molte sono le citazioni da ricordare in questo lungometraggio che potrebbero offrire spunto per importanti riflessioni, ed infatti il film può essere paragonato ad un romanzo a cui sono stati aggiunti immagini e suono, con la voce narrante che legge per noi.
Noi non dobbiamo far altro che fermarci, ascoltare, guardare e riflettere. Il ciclo della Natura, il ciclo delle nostre azioni.
Il film della Pölsler non è per tutti, non è per chi cerca azione adrenalina e salti dalla sedia ma lascia comunque dei messaggi a chi li vuole cogliere. Ottima l’interpretazione della Gedeck che senza dire nemmeno dieci parole da vita ad un personaggio solo con il suo sguardo e le sue attività di routine all’ interno del “Muro”. Ottime anche le musiche, Bach su tutti, in una pellicola che pur non avendo punti di contatto per storia e messaggio finale ce ne ricorda in alcuni momenti altre (“Shining” nelle primissime scene, “Antichrist” con la presenza di animali che hanno ognuno un loro significato simbolico, “Io sono leggenda” in cui era forte il rapporto tra essere umano e cane o lo stesso “Into the wild” per il binomio uomo/natura).
Un ‘opera letteraria prestata al cinema sull’ isolamento e sulla sopravvivenza in un luogo che può essere piuma o può essere ferro, ma che ci affascina sempre.
La pellicola era stata scelta dall’ Austria per concorrere al premio come miglior film straniero all’ edizione degli Academy Awards 2014 ma non ha raggiunto ( per la gioia del cinema italiano) la cinquina finale, pur essendo un film coinvolgente e quindi consigliato.

 

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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