Forse la morale di Uncut Gems sta nella prima frase di Good Time, il precedente film dei fratelli Josh e Benny Safdie: “Don’t count your chickens before they hatch”.
Che suona un po’ come “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.
O forse Uncut Gems (in italiano Diamanti Grezzi) è solo un potente affresco urbano newyorkese, fatto di allibratori, tirapiedi, mafiosi, mignotte e un stupido gioiellerie ebreo che ogni volta che tenta il colpaccio, finisce per incasinarsi la vita. Un’atmosfera che i Safdie conoscono bene visto che loro padre lavorava nella celebre Diamond District di Manhattan.
Nella pellicola satura e ansiogena di queste due promesse del cinema indipendente americano, si respira la stessa pesante aria di Midnight Cowboy di John Schlesinger . In fondo a 50 anni di distanza, anche l’Howie di Adam Sandler, sembra il “Sozzo” di Dustin Hoffman.
Se il protagonista della vicenda è appunto questo logorroico ed esplosivo Howard Ratner, a dare inizio alla vicenda è una gemma.
Nello specifico un’opale nero grezzo proveniente dall’Etiopia dal valore di un milione di dollari, inseguito per mesi da Howie. “I made a crazy risk, a gamble, and it’s about to pay off” dice il gioielliere.
Con il cognato alle calcagna, un allibratore senza molti scrupoli con i suoi scagnozzi, Howard cerca di vendere la preziosa pietra ad un’asta. Prima di farlo però un famoso giocatore di NBA (Kevin Garnett, All-Star Game e reale campione dei Boston Celtics, nei panni di se stesso) se ne innamora, facendola diventare il suo talismano portafortuna. Il tutto in una folle corsa, con la mdp che non sta mai ferma, un conto alla rovescia angosciante.
Notte/giorno, fuori/dentro, esterni/interni, fa poco differenza, il nero domina e la fotografia del maestro Darius Khondji, sembra un preciso endorsement per questi due predestinati registi newyorkesi. Il tutto amplificato dalla geniale colonna sonora firmata da Oneohtrix Point Never pseudonimo di Daniel Lopatin (che aveva già musicato Good Time), ambient-drone ossessiva e claustrofobica.
Quello che impressiona di Uncut Gems è la sua precisa identità cinematografica, colta, aderente, misurata e anarchica.
Le sue origini le ritroviamo nella New Hollywood di Cassavetes, Cimino, Schrader e Scorsese (che ha prodotto il film). Uncut Gems è stato ignorato dai membri dell’Academy Awards. La non candidatura di Adam Sandler (interpretazione immensa) grida vendetta. Un gioielliere ebreo derubato da un papa cattolico (Jonathan Pryce), sembra l’inizio di una barzelletta. Ma poco importa, questa pellicola resterà tra le migliori della stagione e sentiremo ancora parlare di Josh e Benny Safdie.
In fondo sembra tutto coerente col finale, (spiler allert) con la citazione dal Carlito di De Palma/Pacino mentre osserva paradisi tropicali. Quell’inquadratura, sul volto di Howie e quel mezzo sorriso potrebbe avere come sottotitolo la frase chiave del film: “This is how I win.”.