Chernobyl è la nuova mini-serie, in cinque episodi, targata HBO e Sky, presto in onda anche in Italia. Un prodotto potentissimo che ha in sè la forza di un dramma e la schiettezza di un documentario. Una perla rara, di ottima scrittura, tanto perfetta quanto, purtroppo, truce e vera.
Il titolo della mini serie mostra sufficientemente bene la potenza enorme dell’argomento. Parlare di Chernobyl richiede sempre un certo grado di difficoltà e delicatezza. Il nostro immaginario conosce l’evento come uno dei più catastrofici della storia moderna, uno di quegli eventi in cui l’umanità ha rischiato di essere decimata. Ma quanto davvero sappiamo circa le reali dinamiche di questo disastro? La miniserie di HBO ha il grande merito di averci mostrato collegamenti, fatti, protagonisti e spiegazioni. La regia di Johan Renck (Breaking Bad, Vikings) e la penna di Craig Mazin (Una notte da leone, Il cacciatore e la regina di Ghiaccio) denunciano, raggiungendo alti livelli artistici, l’orrore di quella famosa notte. Nulla viene romanzato, tutto è crudelmente reale, tanto da sfiorare una traccia quasi documentale.
Chernobyl è sofferenza estrema, corpi che si disintegrano, danni ambientali, la corruzione politica che si cela dietro alla falsa perfezione comunista e l’ingenuità di un popolo innocente.
È la notte del 26 aprile 1986, ore 01: 23′:45”. Un bagliore illumina il cielo di Chernobyl, proviene dalla centrale nucleare. Una donna giovane, bella, dai folti capelli ricci – Lyudmilla Ignatenko – si affaccia alla finestra e osserva il fumo alzarsi sempre più in alto. Attraverso i suoi occhi, veniamo introdotti a un disastro che costerà migliaia di vite. Da questo momento in poi, sarà impossibile tornare indietro.
Il popolo è totalmente ignaro di quanti stia accadendo e il governo minimizza i danni. In una delle sequenza forse più forti di tutta la serie, un gruppo di civili ammira, da un ponte, il gioco di luci creatosi subito dopo l’esplosione. La delicata pioggia, bagna i loro visi. Diviene subito forte nello spettatore un senso di ansia. Egli sa che quelle gocce d’acqua portano potentissime scorie radioattive. Loro non lo sanno, i bambini ignari, ballano e giocano allegri sotto la pioggia con i genitori. L’ansia si muta poi in rassegnazione al triste destino al quale quella microscopica pioggia sta condannando degli innocenti.
Nel corso degli episodi successivi, vengono mostrare le difficili decisioni prese per poter contenere il disastro, alternando sequenza che si muovono tra i punti di vista di civili, politici e fisici.
L’ultimo episodio assume un carattere più processuale. Le ricerche svolte nel corse delle quattro puntate precedenti, gli studi e le paure, conducono ad una fedele ricostruzione degli eventi. Capiamo tutte le dinamiche che hanno condotto all’esplosione. Rivelando verità scomode, si finisce come si inizia e il cerchio si chiude, senza, ovviamente, nessuna soddisfazione reale o speranza.
Craig Mazin tiene a sottolineare spesso che la vera forza della mini serie non sta nella riproduzione dell’esplosione della centrale. Il cuore pulsante si trova nella fotografia, in una riproduzione storica impeccabile e in protagonisti a tutto tondo. Pompieri, minatori, volontari e infermiere sono gli eroi principali del racconto. Anime da non dimenticare che, consapevoli o no, si sono schierate in prima fila per difendere il proprio paese. Sono coloro che, vittime di un sistema che non contempla l’errore, hanno dato la vita per la propria patria.
A ricordarli, tre eroi invisibili che tengono le fila del racconto, in un mondo quasi al collasso e incomprensibile. Il fisico nucleare Valery Legasov, interpretato egregiamente da un Jared Harris. Il primo a capire quanto le conseguenze del disastro di Chernobyl fossero in realtà gravi. Nel corso degli episodi, studia a fondo ogni aspetto della centrale, arrivando a rivelare menzogne destinate a cambiare i sistemi delle industrie nucleari. Un uomo di fine intelligenza, distrutto da una lotta non solo contro la madre patria, quanto contro se stesso.
Accanto a lui, Boris Shcherbina, interpretato da Stellan Skarsgard. Dirigente del partito comunista, sembra freddo e autoritario. La collaborazione con Legasov, che lo mette di fronte a morte e distruzione, lo porta a un forte cambiamento interiore.
Il terzo personaggio è quello di Ulana Khomyuk, donna dalla morale molto decisa, interpretata da Emily Watson. Anche lei un fisico, che aiuta i due protagonisti, rivelando loro la presenza di acqua all’interno della centrale. La figura di Ulana è molto importante, in quanto personaggio d’invenzione. La donna incarna tutti gli altri studiosi, uomini e donne, che affiancarono realmente Legasov e lo aiutarono a evitare una seconda esplosione ancora più potente della prima.
Importante è il personaggio di Lyudmilla Ignatenko, interpretata dalla bravissima Jessie Buckley. La donna è la moglie di un vigile del fuoco che si occupò si spegnere l’incendio alla centrale di Chernobyl. Purtroppo nessuno aveva avvisato i vari volontari e pompieri, che la vicinanza al reattore fosse estremamente pericolosa a causa delle potenti radiazioni. Dunque il loro destino fu segnato nell’esatto momento in cui i loro piedi si erano posati davanti alla centrale, privi di qualsiasi tipo di protezione. Lyudmilla seguirà il marito standogli accanto fino alla fine, in un percorso intenso e toccante. La donna rappresenta la componente più drammatica e reale del disastro che fu Chernobyl. Rappresenta la tragedia con gli occhi dei civili, che non avevano compreso quanto grave fosse la situazione, che vedevano morire i propri cari venendo contagiati a loro volta, nell’impotenza totale.
I personaggi vivono in una lotta perenne contro il tempo, sperando di evitare quello che potrebbe diventare un disastro senza precedenti. La lotta è anche e soprattutto interiore, legata alla responsabilità morale di allertare il mondo circa il pericolo di Chernobyl.
E allora, in tribunale, chi davvero siede al banco degli imputati, sono gli errori umani e l’incapacità di riconoscerli e affrontarne le responsabilità. Viene accusata un’ Unione Sovietica ormai vicina al fallimento. Un paese che nasconde i propri errori, che non può permettersi di mostrarli. Il suo comunismo non sbaglia mai, chi dice il contrario, tradisce il proprio paese. Chernobyl dimostra che quel comunismo invece sbagliava, sbagliava di grosso. Tuttavia nemmeno la morte a volte riesce a distruggere il muro di omertà e corruzione. Se c’è una reale “morale” a cui la serie mira, se morale la vogliamo chiamare, è proprio questa.
Chernobyl possiede la valutazione più alta di sempre su IMDb. Con un punteggio di 9,7 su 10, batte GoT e Breaking Bad. Un risultato del tutto meritato, grazie a una sceneggiatura che sfiora la perfezione – ricca di nozioni di fisica nucleare, unite a coerenti rievocazioni storiche e al dramma dei personaggi- . La regia e la fotografia sono di una bellezza quasi inquietante ma allo stesso tempo attraente. Infine l’interpretazione attoriale è oltre l’eccellente. Chernobyl ha tutte le carte in regola per essere considerata un gioiello della serialità.
La mini serie dimostra che non è necessario ricorrere al cliffhanger o inventare stratagemmi che ne aumentino il dramma. La sua triste Storia, ha tutti gli elementi per essere efficace, perchè è tutto li, nero su bianco, tutto già noto. Questo rende Chernobyl così terribile e così emozionante da guardare. Un prodotto che è sia intrattenimento che documentario e questa è la sua grande vittoria.
In Italia, lo show debutterà sul canale Sky Atlantic, con i primi due episodi, il 10 giugno. Non perdete questo capolavoro, vi cambierà totalmente.
A cura di Lagertha