Hideo Nakata, regista famoso in patria per aver diretto due pellicole del genere thriller/horror come The Ringu e la versione giapponese di Dark Waters, quando si cimenta in terra americana non riesce a splendere così come fa a casa sua.
Perchè quell’occasione mancata che è stata The ring 2, trova purtroppo la sua conferma nel film Chatroom – I segreti della mente.
Un film a metà strada tra un thriller ed un dramma psicologico, in cui il protagonista William (Aaron Johnson), con un passato di depressione e tentati suicidi, si crea un suo mondo virtuale tramite una chat con altri suoi coetanei che qualche rotella fuori posto come lui ce l’hanno e come.
Quello che all’inizio sembra così un gruppo di ragazzi emarginati e sociopatici pronti al riscatto, diventa soltanto spettatore del piano diabolico del giovane William, che sembra proprio non aver imparato nulla dall’esperienza vissuta in passato.
Complice una famiglia che pensa più al proprio successo personale che al figlio problematico.
Il film aveva senz altro una buona idea di partenza, ed originale è il modo in cui Nakata aveva trasportato nel reale le varie discussioni del gruppo (creando una stanza reale in cui i protagonisti si ritrovavano durante le sessioni di chat).
Ma quello che poi manca per tutta la pellicola è la spina dorsale del film, il suo mordente.
La tensione, che avrebbe dovuto fare da padrone in un lungometraggio del genere mette sempre la testolina fuori ma poi la ripone subito dentro.
E così nemmeno lo spettatore è molto invogliato a conoscere il finale (tra l’altro prevedibile) della storia.
I personaggi che ruotano attorno a William sono poco più che comparse, non hanno un solido background e rimangono sempre alquanto superficiali.
L’unica cosa da salvare è l’interpretazione di Aaron Johnson, molto adatto a ricoprire il ruolo del giovane alienato e disadattato. Ma questo non basta a salvare un film che non convince, serve solo a non dargli una valutazione più negativa di quella che invece avrebbe meritato.