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Burning – L’amore brucia | La Recensione

Dopo otto anni il regista di Poetry torna sul grande schermo e lascia tutti a bocca aperta

Corea del Sud. Jong-su (Yoo Ah-in, attore di Veteran) vorrebbe essere uno scrittore, ma l’ispirazione non è dalla sua.
I problemi di famiglia e un passato burrascoso gli permettono a mala pena di andare avanti nella quotidianità.
Un giorno ritrova un’ex vicina di casa e compagna di scuola, l’affascinante Hae-mi (Jun Jong Seo), un tempo da lui considerata piuttosto brutta.

Poco ci vuole perché Jong-su si innamori della giovane. Preso dall’ardore, il ragazzo verrà convinto a dare da mangiare al gatto di lei mentre sarà via. La voglia di esperienze e la ricerca di coloro che si interrogano sul senso delle cose sono al di sopra di tutto: Hae-mi è inarrestabile e parte per l’Africa.

Di ritorno dal viaggio, la ragazza si presenta davanti a Jong-su con il facoltoso Ben (Steven Yeun, noto per il ruolo di Glenn Rhee in The Walking Dead). Un uomo bello, di buona famiglia e terribilmente annoiato dalla vita. Non ha bisogno di lavorare: “gioca”. E passa il tempo tra macchine di lusso, feste, belle donne, viaggi e la sua strana passione: bruciare le serre inutilizzate. Da qui si scatenerà la gelosia mista a invidia di Jong-su, costretto a barcamenarsi tra il padre implicato in un processo, la madre assente e i problemi economici in una fattoria isolata.

Da sinistra a destra, gli attori Yoo Ah-in, Jun Jong Seo, Steven Yeun
Dall’incontro tra Murakami e Lee Chang Dong un’opera potente

Il regista Lee Chang Dong, basandosi sul racconto dello scrittore Haruki Murakami (Granai incendiati nell’edizione italiana), ritorna dietro alla macchina da presa con Burning (2018) dopo otto anni di silenzio: Poetry (2010) è l’ultimo lungometraggio firmato dal regista sudcoreano prima della pausa.

Come in tutti i romanzi di Murakami, anche il film si muove lungo il confine tra fantasia e realtà, verità e finzione: il gatto di Hae-mi, che il nostro protagonista non riesce a vedere, esisterà veramente? La ragazza avrà subito una caduta nel pozzo come racconta? E saranno le serre quelle che Ben dice di bruciare per sentirsi vivo?

Una sceneggiatura poetica e drammatica al tempo stesso, una fotografia d’eccezione, una colonna sonora adatta a ciascuna scena e una recitazione senza pari. Questo è Burning. Ma non solo: il film tocca temi importanti e cari al regista quali la famiglia, l’estrazione sociale, la politica e i più basilari sentimenti dell’uomo. L’opera rappresenta anche un’analisi profonda e realistica dell’animo umano.

Steven Yeun interpreta il ricco e annoiato Ben

Si pensi al personaggio di Ben. Che cosa può dare significato a un’esistenza trascorsa senza obiettivi e senza sogni? Che cosa è in grado di far sentire Ben vivo ancora una volta? Di certo non le scarse e formali riunioni di famiglia, né le cene con gli amici. E le donne? Ben può averne quante ne vuole. Serve altro per farlo sentire importante, per farlo sentire un dio. Qualcosa deve risuonare dentro al suo cuore. Deve bruciare.

VOTI FINALI
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Quando avevo sei anni e la maestra mi fece la classica domanda: "E tu, da grande, cosa vuoi fare?", la mia risposta fu, con tutto l'entusiasmo che avevo in me, "cinema, ovviamente!". Due minuti dopo scoprii, con mia grande delusione, che "cinema" non veniva considerato dagli adulti qualcosa che io potessi fare. E nemmeno un hobby troppo serio, a dirla tutta. Proprio per dimostrare il contrario (o forse per confortare la tesi della non serietà?) oggi sono qui, a scrivere per JAMovie. Che film prediligo? Non disdegno nulla, ma in particolare sono quella che scrive di film sconosciuti a tutti, a volte persino ai registi stessi, che pensavano di aver girato una pubblicità di biscotti e invece io ritrovo nel loro lavoro una riflessione sull'unità familiare nel meraviglioso momento del risveglio del XXI secolo. Le pubblicità, però, le lascio volentieri a qualcun altro. Qui mi occupo di film outsider, recensioni e approfondimenti. Tutti per voi!