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Botte come se non ci fosse un domani: The Raid

Gareth Evans ci ha regalato un capolavoro qualche anno fa, e quel capolavoro è proprio The Raid.

Una trama da mezzo foglio A4: squadrone di polizia che deve scalare il palazzo del malavitoso di turno per catturarlo, sfruttando il fattore sorpresa; il protagonista è l’unico poliziotto di cui vedrete un minimo di backgroud (30 secondi doverosi a simpatizzare: prega, ha una moglie per cui deve tornare a casa vivo) e, neanche a dirlo, mena le mani come il miglior amico dei chiropratici.

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Un raro momento in cui nessuno muore male

Eppure non ho ancora detto perchè The Raid è così speciale. Molto semplicemente, Evans dirige una pellicola d’action non replicabile in suolo occidentale, perchè in America ci sono delle brutte cose chiamate ironia, PG-13, CGI usata ad cazzum perchè più è grosso e meglio è; perchè ci sono delle cose chiamate sindacati! Niente di questo ha sfiorato i set indonesiani, basta vedere la pellicola per capire che certi stunt sono finiti con bambini orfani o per lo meno al reparto terapia intensiva; se aggiungete a questo un personaggio incredibile come Mad Dog (l’uomo volante nella prima immagine), scagnozzo del boss, uomo d’onore che non sa che farsene delle armi, ma soprattutto un diavolo di combattente, vi renderete conto che alla fine c’è solo da abbracciare Gareth Evans per aver portato il Penkat Silat davanti le cineprese

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Farsi male.

Io ai tempi l’ho guardato in lingua originale sottotitolato in inglese dai teletubbies: ora le cose sono migliorate, non lasciatevelo sfuggire!

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Direttore e Fondatore

Il lavoro e la vecchiaia incombono, ma da quando ho memoria mi spacco di film di fantascienza, dove viaggio di testa fino a perdermi, e salto in piedi sul divano per dei tizi che si menano o sparano alla gente come fossero birilli. Addolorato dalla piaga del PG­13, non ho più i nervi per gli horror: quelli li lascio al collega, io sono il vostro uomo per scifi, azione e film di pistolotti metacinema/mental/cose di finali tripli.