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Blancanieves – di Pablo Berger (2012)

“Ho visto Rapacità di Erich von Stroheim con un’orchestra sinfonica dal vivo e mi ha creato sensazioni uniche. Ho voluto ricrearle per il pubblico e per questo sono tornato alle grandi produzioni Anni ’20”

Una versione di Biancaneve ambientata non più nella foresta nera ma nella Spagna pre-franchista dei toreri è quella che il regista Pablo Berger ci propone con il suo ultimo lavoro “Blancanieves”, ennesima trasposizione cinematografica della famosissima fiaba dei fratelli Grimm.
La pellicola inizia con la fine della gloriosa carriera del famoso e celebre torero Antonio Villalta (a volte è il toro a spuntarla), che rimane così paralizzato dopo il funesto incidente, e con la morte di sua moglie, la bellissima ballerina Carmen de Triana (Inma Cuesta).

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Oooh Madre…..

La piccola Carmencita (Sofìa Oria), figlia della coppia si ritrova così dapprima a vivere parte della sua infanzia prima con sua nonna Donna Concha, che le insegna l’arte del flamenco, e poi in seguito nella fastosa ma tetra villa paterna, dove segretamente inizia ad apprendere l’arte della corrida con gli insegnamenti che di nascosto il padre le impartisce. Segretamente appunto dalla figura che completa il nuovo quadretto familiare, la perfida matrigna Encarna (Maribel Verdù), che prima uccide il povero ex torero e poi cerca di mettere fuori gioco, dopo varie angherie e pesanti umiliazioni, anche l’ormai adolescente Carmencita (Macarena Garcìa), salvata da una “piccola” compagnia di nani girovaghi ,toreri anch’ essi ma a differenza della fiaba 6 e non 7, (la crisi si fa sentire anche nel mondo cinematografico).

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La matrigna

Con l’aiuto e gli insegnamenti del defunto genitore e con l’accoglienza e il supporto dell’allegra banda di nani, Carmen ricalcherà le orme paterne e sarà pronta al nuovo faccia a faccia con la crudele matrigna.
Molto di più quindi di una semplice trasposizione della fiaba Disney del 1932 questa versione “andalusa” di Biancaneve, perché nel 2013, il regista Berger ripropone il bianco e nero, ripropone una storia che ha ormai mille rifacimenti, ma soprattutto, ritorna al muto, eh si, lo stesso muto che ha permesso a “The Artist” di aggiudicarsi 5 statuette agli Oscar 2012, tra cui quella di miglior film. E ripropone tutto questo in maniera veramente impeccabile, con un lavoro che più che un omaggio all’ opera dei fratelli Grimm è un omaggio al cinema; le parole non ci sono ma sono gli sguardi e le gesta degli attori unite alle bellissime musiche della colonna sonora ad esprimere le loro volontà, i loro sentimenti, i loro stati d’animo.
Azzeccata inoltre la scelta dei nani vendicatori stile “Freaks” (1932), dei primi piani che ci riportano alla mente film del passato come “La passione di Giovanna D’Arco” di Carl Theodor Dryer, e di effetti particolari come la lanterna magica nell’ occhio del toro.

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I 7……..anzi 6 nani

Ed è piaciuto molto “Blancanieves” anche in terra ispanica, viste le ben 19 nominations all’edizione 2013 dei Premi Goya (10 sono state poi le affermazioni finali) e considerando che la pellicola è stata scelta per rappresentare la Spagna all’ 85esima edizione degli Academy Awards per l’Oscar come miglior film straniero anche se alla fine altri sono stati altri, i nomi nel quintetto finale.
Per chi ha amato “The Artist” e vuole rituffarsi nel cinema d’altri tempi dove solo immagini e musica la fanno da padrone, “Blancanieves” è un’altra tappa fondamentale.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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