Nella notte di Natale, ogni bambino, giovane, adulto e anziano che sia, ha come sensazione quello di essere al sicuro. Il Natale però, nonostante sia una festività gioiosa, non sempre porta buoni eventi. Ce lo raccontano tra i tanti, Natale di sangue, Profondo Rosso, -2 Livello del terrore, Gremlins, e Black Christmas di Bob Clark.
Black Christmas (1974) ha avuto un successo talmente enorme da farci persino un remake del 2006. Un Natale rosso sangue (questo il sottotitolo italiano) ha avuto anche un film emulatore inedito in Italia, intitolato To All a Goodnight del 1980.
Il film di Bob Clark è giustamente considerato uno dei capolavori del genere horror.
Siamo alla notte di Natale e un uomo si introduce nell’attico di un collegio femminile, intento a celebrare la nota festa. Jess Bradford (una splendida e giovane Olivia Hussey) è una delle studentesse residenti al convitto. La giovane comincia quella sera a ricevere delle singolari chiamate minatorie. L’identità dello sconosciuto è, appunto, ignota e i messaggi che la donna riceve divengono sempre più pericolosi e minacciosi.
Barb Coard (Margot Kidder), la studentessa più grossolana e sfacciata dell’abitazione, risponde all’uomo insultandolo con parolacce, ricevendo come risposta:”Io ti ucciderò”. Claire, una giovane più puritana della precedente, con disappunto si reca al piano di sopra e viene ammazzata asfissiata dall’assassino con un velo di plastica.
La situazione comincerà a peggiorare quando, a mano a mano, cominceranno a sparire le altre ragazze. Jess rimarrà nel convitto da sola, diventando la preda principale del deviato killer.
Il film, chiamato anche Silent night evil night, è, esteticamente e complessivamente, una perla rara nel cinema di genere e non. La colonna sonora è brillante, maniacale, morbosa e inquietante, come solo Mike Oldfield e Carl Zittrer (tra i tanti), potevano fare.
Black Christmas non è solamente un horror, ma è una macabra celebrazione dell’ossessiva e delirante follia umana e questa, non si presenta solo nel cinema horror, ma in ogni sfumatura dell’arte dell’illusione.
Olivia Hussey, rivista nell’horror poi nella miniserie di IT, è qui la splendida scream queen. Un’attrice troppo sottovalutata, che qui dona un’interpretazione notevole e per niente sopra le righe. Tutto il cast è ben costruito e ogni elemento, come esso, in Black Christmas è congegnato alla perfezione. Niente è fuori posto, i difetti non sono affatto notabili, poiché non non v’esistono grazie a Bob Clark e a tutta la troupe che vi ha lavorato dietro.
Black Christmas è lo slasher settantiano per eccellezza (insieme a Non Aprite Quella Porta di Tobe Hooper e prima del must Halloween di John Carpenter).
Bob Clark ha rappresentato col suo film storico, che il cinema d’autore non è soltanto attribuibile al neorealismo, all’espressionismo o al realismo poetico francese. Anche qualcosa che mostra la cruda realtà umana può essere d’autore.
Black Christmas è un’opera invidiabile ancora oggi, da chi probabilmente cerca di riprodurre l’horror con jumpscares, senza capire che un’isterica fila di parole incomprensibili, deviate e agghiaccianti ricevute da una telefonata anonima, può causare paura più di quanto lo possa fare un salto dalla sedia.
Forse un giorno il mondo stesso comprenderà che anche l’horror, da sempre considerato un genere di serie B, è d’autore ed è appartenuto o stato creato da tanti autori.
L’Italia ne è un esempio, con (tra i molteplici) Mario Bava, Lucio Fulci, Sergio Martino, Pupi Avati, Riccardo Freda e Dario Argento. Perché l’horror è da sempre il genere più temuto, più discriminato, ma anche il più completo nella sua interezza.