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Balzac e la Piccola Sarta cinese

Rivoluzione culturale cinese, libri proibiti e ricerca della propria identità. Questi gli ingredienti di un film in cui la Storia di un popolo e la storia dei singoli si intrecciano tanto da diventare parte di un unico, incantevole, racconto.

Balzac e la piccola sarta cinese (2002) rappresenta una storia vera, tratta dall’omonimo libro di Dai Sijie, il quale, oltre a essere autore del romanzo e direttore del film, è stato testimone diretto dei fatti rappresentati.

Un po’ di Storia

Sono gli anni della Rivoluzione culturale cinese: nel 1966 Mao Zedong, la cui politica era stata messa in discussione per il mancato “grande balzo in avanti” a livello socio-economico, cerca di riprendere il controllo del proprio partito e dello Stato. A questo scopo non si fa scrupoli nel mascherare la lotta politica con intenti ideologici: il pensiero marxista-leninista ortodosso dev’essere seguito in tutto il Paese. Chiunque non sia d’accordo deve dare le dimissioni e seguire un processo di rieducazione in sperdute campagne della Cina.

Il periodo della Rivoluzione culturale termina ufficialmente nel 1976, con la morte di Mao. I fatti lasciano tuttavia un segno in tutti coloro che li hanno vissuti sulla propria pelle, come il nostro Dai Sijie.

Lo scrittore-sceneggiatore-direttore racconta con onestà e fermezza gli orrori di quegli anni, ma addolcisce quanto accaduto con la storia d’amore che coinvolge i protagonisti Luo e Ma.

La storia in breve

Pur diversissimi, Luo (Kun Chen) e Ma (Ye Liu, noto per La città proibita) si vogliono un gran bene e farebbero qualsiasi cosa l’uno per l’altro. I due, inoltre, non discutono nemmeno a fronte di un’attrazione che entrambi provano per la Piccola Sarta cinese (Zhou Xun), una giovane sprovveduta e illetterata che vive sulle montagne di Phenix, nella provincia di Sichuan, dove Luo e Ma sono stati mandati in quanto “nemici del popolo”.

La dura vita dei giovani viene a cambiare quando i due sottraggono i libri proibiti di Quattrocchi, un altro ragazzo in rieducazione. Questo avvenimento darà un nuovo corso alla storia: i libri francesi letti ogni giorno apriranno gli occhi alla Piccola Sarta, le faranno venire la curiosità di scoprire il mondo “di fuori”, le permetteranno di capire che «la bellezza di una donna è un valore inestimabile». Da qui in poi nulla potrà essere più come prima.

La tecnica

Il film, importante nelle tematiche e delicato nel racconto, è anche girato magistralmente. In alcune scene la macchina a spalla riprende i giovani nelle loro fatiche quotidiane e fa entrare lo spettatore nel mondo della Piccola Sarta cinese.

La sceneggiatura è ben scritta e il salto temporale finale (gli anni passano… che cosa avranno fatto nel frattempo i nostri amici?) non disturba in alcun modo la visione perché riesce a chiudere il cerchio, mostrando bene dinamiche e sentimenti inconfessati o, detto in modo più proprio, inconfessabili.

Interpretazioni

Balzac e una sarta cinese. Cosa avranno mai in comune? Potranno incontrarsi in alcun modo? Le montagne invalicabili possono essere viste come la metafora di un mondo chiuso e il lavoro di sarta, trasmesso alla piccola dal nonno, diventa in questa prospettiva il simbolo di una crescita sociale negata. Lo dice il titolo stesso: la piccola sarta cinese non ha nome; è solo la Piccola Sarta cinese e non potrà mai essere altro… A meno che non conosca Balzac e non venga in contatto con una cultura altra che le apra nuove prospettive.

Per concludere

Un film godibile dal punto di vista tecnico, che permette di riflettere sull’importanza dell’istruzione e di rivedere i fatti storici sotto una nuova luce.

Con un misto di ironia e critica, Dai Sijie ci mostra i due lati della Storia: da un lato gli orrori della Rivoluzione culturale, dall’altro la dolcezza di un’amicizia e di un amore che proprio da quel momento storico traggono la propria forza.

“E come si chiama, ‘sta canzone?”

“Somiglia a una canzone, ma è una sonata”.

“Ti ho chiesto come si chiama!” gridò lui guardandomi fisso.

“Mozart…” farfugliai.

Mozart che cosa?”

Mozart pensa al presidente Mao” proseguì Luo al posto mio.

(Citazione tratta dal libro Balzac e la Piccola Sarta cinese di Dai Sijie, Adelphi, 2004)

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Quando avevo sei anni e la maestra mi fece la classica domanda: "E tu, da grande, cosa vuoi fare?", la mia risposta fu, con tutto l'entusiasmo che avevo in me, "cinema, ovviamente!". Due minuti dopo scoprii, con mia grande delusione, che "cinema" non veniva considerato dagli adulti qualcosa che io potessi fare. E nemmeno un hobby troppo serio, a dirla tutta. Proprio per dimostrare il contrario (o forse per confortare la tesi della non serietà?) oggi sono qui, a scrivere per JAMovie. Che film prediligo? Non disdegno nulla, ma in particolare sono quella che scrive di film sconosciuti a tutti, a volte persino ai registi stessi, che pensavano di aver girato una pubblicità di biscotti e invece io ritrovo nel loro lavoro una riflessione sull'unità familiare nel meraviglioso momento del risveglio del XXI secolo. Le pubblicità, però, le lascio volentieri a qualcun altro. Qui mi occupo di film outsider, recensioni e approfondimenti. Tutti per voi!