Un uomo, dopo tanti anni rinchiuso per un omicidio, finalmente esce di galera. Ma non è un uomo in pace, deve chiudere un conto con il passato vendicandosi di qualcuno. Nel frattempo dei balordi stuprano una donna nella periferia di Roma…
Il giovane Dario Almerighi, dopo gli studi di cinema e qualche cortometraggio (tra i quali lo stupendo e premiatissimo “In Umbra Rosae”), si misura con un lungometraggio, esordendo con “4266 – le origini del male”. La produzione è opera della Clown Splatter Crew, ed il protagonista (anche effettista e autore della sceneggiatura insieme ad Almerighi) è il monumentale Mino Bonini. L’attore, già noto per aver marcato presenza nei film della Necrostorm, è il fulcro o quasi della storia. Pur non essendo un attore professionista, è riuscito a dare uno spessore notevolissimo al personaggio, un uomo tormentato dalla sete di vendetta, e “prodotto fatto e finito” di un ambiente marcio e violento.
“4266 – le origini del male” rispecchia in modo mirabile tutto il marciume e la malsanità presente nel protagonista. La periferia di Roma è una grigia, malsana e disadattata realtà dove si muovono e strisciano personaggi, o meglio criminali, laidissimi, marci fino al midollo, bestie assetate di soldi, sesso e sangue. In questo panorama infernale il nostro Bonini è forse l’unico ad avere un minimo di coscienza e moralità. Il lungometraggio di Almerighi, servito da un’ottima plumbea fotografia e da un cast totalmente in parte, ci offre uno sguardo cinico, duro e disincantato su alcune realtà sotto-proletarie della Capitale.
Uno sporco sottobosco dove succede di tutto, ma vige una sola regola, quella dell’homo homini lupus. “4266 – le origini del male” farà felici non solo gli amanti delle periferie “torbide ed infami”, ma anche gli amanti dello splatter, veramente abbondantissimo (ma non tutti gli effetti speciali sono perfettamente riusciti). Lo stile di Almerighi è quello dei migliori film della Necrostorm. Ma ricorda anche alcuni lavori del regista di cortometraggi degli anni 80/90, il milanese Maurizio Quarta. Lo scontro fisico finale tra i criminali è forse l’unico neo del film: girato in modo troppo sciatto e abborracciato. “4266 – le origini del male” risulta essere un ottimo esordio, assolutamente da non perdere!