400 days (chiedo ancora scusa per il titolo) è una produzione Syfy…
E’ quindi una trashata senza Dio? NO.
Tolto il dente, proseguiamo: il film in realtà non è male, presentandoci i 4 protagonisti che si apprestano a simolare una missione spaziale sotto-terra per un periodo di (pensate un po’) 400 giorni. Il mood generale funziona abbastanza bene, con i membri del team che presto finiscono per darsele e per subire allucinazioni causate da 1) i propri demoni interiori 2) la pesantezza dello straniamento lontano dalla civiltà 3) altro…
Quello che va meno bene è il tono monodimensionale dei membri dell’equipaggio, dove nessuno spicca; resto sempre del’idea che Brandon Routh sia stato sfortunato nella sua carriera, ma qui davvero non va molto oltre l’eroe mascelluto.
Chi prova a mettercela tutta è il fratello di JD… e no, non è nell’equipaggio! Non intendo dire altro, o la recensione diventerebbe uno spoiler vivente, ma diciamo pure che a pochi giorni dallo scadere dei ‘400 days” la missione va in vacca di brutto. A questo punto avrete due possibilità: essere pervasi da un senso di ‘cose a caso’ che vi farà sembrare il film senza nè capo nè coda, oppure scoverete nei dettagli la vostra verità, il vostro senso.
Chi ha ragione? Non ne ho idea: certamente 400 days non è girato con l’obiettivo in mente di dare risposte, nè tantomeno per finire negli annali del cinema.