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Wonder Woman 1984, il sequel bello e imperfetto – La recensione

Da archeologa, la Diana che lavora allo Smithsonian Museum è in realtà una Wonder Woman dotata di straordinari superpoteri… addirittura, si dice che sia l’eroina più forte del mondo. Nel 1984, Wonder Woman si trova al centro di un disperato pericolo mortale quando si vede costretta ad affrontare un’enorme cospirazione da parte dell’uomo d’affari Max, che parla ad alta voce per soddisfare i desideri delle persone, e di un nemico misterioso, Cheetah. Riuscirà Wonder Woman ad impedire il collasso del mondo da sola?

Dopo diversi slittamenti a causa pandemia – e tanta speranza di farlo uscire al cinema – esce direttamente in on demand Wonder Woman 1984, sequel del fortunato cinecomic uscito nel 2017 che conquistò pubblico e critica. Una vita più difficile spetta al nuovo, purtroppo.

Scene d’azione pazzesche, un film decisamente adrenalinico, ma pieno zeppo di contenuti.

Inizia nel migliore dei modi in maniera spettacolare con una Diana piccina che potrebbe ispirare le nuove generazioni, una bambina che non si arrende e che gareggia con donne molto più grandi di lei. Poi un salto temporale ci catapulta nei fantastici anni ’80 che tanto piace ultimamente al cinema. La cosa molto interessante di Wonder Woman 1984 è che, come il predecessore, non vuole fare azione fine a sé stessa, ma lanciare degli insegnamenti e, spesso, far riflettere come spesso capita nei film degli X-Men, più psicologici e filosofici dei vari Avengers.

Gal Gadot è Wonder Woman
Quanto è pericoloso non accontentarsi mai e chiedere, chiedere, chiedere?

Questo è il quesito che si pone questo film, dove finalmente non vediamo il classico villain da armi di distruzione di massa, ma un uomo sulla via del fallimento che non si arrende di andare sul lastrico. Il potere dà alla testa e non è facile tornare indietro quando si ha tanta potenza. Un altro importante insegnamento di Wonder Woman 1984 è che non possiamo vivere ancorati al passato, ma dobbiamo avere la forza di goderci il presente e proiettarci al futuro. Delle tematiche molto interessanti che toccano lo spettatore sensibile.

Questo film dosa molto bene la parte morale con quella d’azione con scene ben congegnate che intrattengono alla grande. Per carità, piacerà poco ai misogini visto che ha una componente femminista molto accesa, ma non eccessivamente urlata. Cosa non funziona in WW84? L’eccessiva durata. Dura indubbiamente troppo e ha al centro una lunga componente da film romantico che smorza troppo ritmo e interesse. Avessero accorciato il tutto – qui e là – di una ventina minuti, sicuramente ne avrebbe giovato in solidità e pragmaticità. Sia chiaro, qui è molto importante il romanticismo e la storia tra Diana e lo scomparso – ma ritornato – Steve Trevor al punto che al climax assoluto arriva a far commuovere. Il loro arco narrativo è veramente molto bello.

Wonder Woman 1984 è indubbiamente puro intrattenimento pop nostalgico.
Gal Gadot e Chris Pine

Gal Gadot è una magnifica protagonista, nata per questo ruolo, che sopperisce all’espressività non proprio spiccata con una grande fisicità, come ci ha costruito una grande carriera Milla Jovovich. Lei è Diana/Wonder Woman e noi le crediamo e pensiamo che sia perfetta e sempre di più convincente. Funziona molto il ritorno in scena del bravo Chris Pine e Pedro Pascal ci dimostra come essere un villain sopra le righe senza cadere nel fastidioso e irritante. Si conferma un grande attore e non lascia che la sua capigliatura oscena lo renda ridicolo. Brava anche Kristen Wiig, anche se non convincente come gli altri. Degne di nota le comprimarie giunoniche di gran lustro come Robin Wright e Connie Nielsen.

Hans Zimmer ci confeziona una grande colonna sonora, specialmente nel brano iniziale di epicità pazzesca, e regala un bel po’ di classe ed eleganza a questo film. Bellissimi anche i costumi di Lindy Hemming la quale ci regala un altro costume iconico, ovvero l’armatura dorata di Diana con le ali. Pazzesca! La costumista si è divertita molto anche con gli outfit anni 80, infatti la ricostruzione è veramente ottima, regalando degli outfit magnifici da civile alla Gadot.

Pedro Pascal è Maxwell Lord
Patty Jenkins, in questo caso, funziona più come regista che come sceneggiatrice. Dirige con sicurezza e funziona in ogni genere che presenta, dall’azione al dramma fino al romanticismo. Indubbiamente dotata di spiccata sensibilità, non delude i fan dell’eroina.

Wonder Woman 1984 è un film bello e imperfetto, un sequel con un po’di ansia da prestazione nei confronti del primo capitolo. Il brodo è un po’ troppo allungato, ma risulta comunque saporito, gustoso ed emozionante. Rimane comunque migliore di tanti altri cinecomic più blasonati.