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Venezia 75: Vox Lux – La recensione

Se con A Star is Born avevamo assistito all’ascesa di una nuova stella del pop, in Vox Lux troviamo il lato oscuro del successo, nelle manie e nevrosi di una cantante  arrivata all’apice della propria carriera costruita su un evento tragico.
Perché Celeste sopravvive ad una sparatoria nella propria scuola e sarà una canzone scritta in ricordo dei propri compagni uccisi a catapultarla nel mondo della pop music.

 

Quindici anni dopo, una nuova strage di matrice terroristica metterà al centro dell’attenzione Celeste ed il proprio passato, mentre il presente si consuma tra conferenze stampa, concerti, droga, alcool e le problematiche di una figlia adolescente.
L’occhio del regista Brady Corbet, appena trentenne e al suo secondo film dopo un’ottima carriera di attore, ci incolla a Celeste con uno sguardo quasi documentaristico – grazie anche alla presenza della voce narrante di Willem Dafoe  – per accompagnarla dalla violenza subita alla fama arrivata per caso e successivamente costruita a tavolino grazie ad un manager scaltro ed ambizioso.
Ma la vita di Celeste è destinata a venir risucchiata dal prezzo di essere una celebrity, perdendo il rapporto simbiotico con la sorella Eleanor e tentando di tenere insieme il fragile legame  con la figlia Albertine.

Ad incarnare ossessioni e talenti della protagonista è la sempre stratosferica Natalie Portman – qui anche nelle vesti di produttrice – che incarna un’antidiva lontana dai ruoli di brava ragazza cui ci ha abituati nel tempo e torna ad ammiccare alla perfida Nina de Il Cigno Nero, grazie anche ad un trucco di scena abbastanza simile.
E come nel film che le consegnò l’Oscar, torna a mettersi in gioco con un personaggio che balla e canta – su musiche di Sia, non prima però di aver bevuto, imprecato, pianto e urlato in continue crisi di nervi.
Eppure l’interpretazione è eccellente, senza mai superare il limite, o scadere nell’eccesso caricaturale e grottesco.
Così come di altissimo livello sono le prove del produttore discografico Jude Law, di Stacey Martin nei panni di Eleanor, l’amata-odiata sorella, e Raffey Cassidy, nel doppio ruolo di Celeste da giovane e della figlia Albertine, bravissima ad interpretare l’alienato distacco dall’avvenimento che le segnerà la vita, nonché la freddo cinismo di costruirci sopra una carriera.

In Vox Lux Corbet ci porta dentro la faustiana parabola di Celeste per mostrarci l’altro lato del successo, quello angosciante e tossico: non più solo lustrini e notorietà in una società in piena decadenza pop, dove i quindici minuti di celebrità possono trasformare in glamour anche il più efferato dei crimini.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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