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Venezia 75: The Sisters Brothers – La recensione

Un film poetico ed emozionante pieno zeppo di sparatorie, sangue e morti?
Si lo si può fare sicuro.
Un’altra gradevole sorpresa tra i film in concorso a Venezia 75.
E’ il francese Jacques Audiard a stupirci positivamente con la pellicola The Sisters Brothers, pellicola ambientata nel vecchio West.

I fratelli Sisters, Eli (Joaquin Phoenix) e Charlie (John C. Rilley) sono due cacciatori di taglie che lavorano per il Commodoro (Rutger Hauer).
Devono trovare un cercatore d’oro per suo conto, ed ucciderlo dopo averlo preso in consegna dal detective Morris (Jake Gyllenhaal).
Le cose sembrano andare come previsto ma non sarà così.

Jake Gyllenhaal, Joaquin Phoenix, John C. Rilley e Riz Ahmed

E’ l’America che si stava preparando alla vita moderna quella che ci racconta Audiard nel suo primo film in lingua inglese.
Due fratelli, due macchine da guerra che basta pagare ed eseguono qualsiasi cosa.
Ma che cominciano a sentire gli effetti dell’avanzare dei tempi moderni, tentati dagli albori dell’american dream che offriva a tutti nuove opportunità.
Audiard prende il classico film americano ambientato nel west tra sparatorie, sangue e morti ammazzati e lo addolcisce con la poetica francese, puntando più l’accento sulla personalità dei suoi protagonisti e la loro voglia di una vita diversa, nuova, moderna.
Ognuno dei personaggi principali pur nel fare bene quello che sta facendo ha sogni e progetti futuri, una società migliore, una vita più tranquilla, una famiglia…..

Jake Gyllenhaal è il detective Morris

Mattatore della pellicola è John C. Rilley, il più anziano tra gli attori ma anche nella pellicola, che si prende sulle spalle il film e traghetta tutto e tutti verso il finale da lui immaginato durante la storia.
Proprio come ci si aspetta da un buon fratello maggiore, seppure non tutto andrà come previsto e desiderato.
Filo conduttore della pellicola il rapporto tra i due fratelli Eli e Charlie, molto legati anche a causa di un backgorund familiare non proprio dei migliori, e sempre pronti a sacrificarsi l’uno per l’altro.
Due caratteri opposti, che trovano il loro punto d’incontro nella grande abilità nelle sparatorie e in quella voglia di amore che è più o meno nascosta in entrambi.

Un western diverso da tutti gli altri.
Il tipico western americano che Audiard rende una fiaba dai toni molteplici (si passa per scene drammatiche, ad altre violente e nel mezzo si hanno anche dei siparietti comici tra i personaggi).
Siamo nell’America del 1800, ma nella testa dei personaggi c’è l’idea di un’America nuova, diversa, non fatta solo di sacrificio, di lotte e di conquiste ma anche di una vita tranquilla, di sogni che si realizzano, di un mondo più buono.

Perchè nel western non c’erano solo oro, pistole e sangue, ma anche sentimenti ed emozioni.
Perchè anche dentro il più spietato dei sicari si nasconde una grande voglia d’amore.

VOTI FINALI
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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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