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Van Gogh: Sulla soglia dell’eternità – La recensione

Il titolo del film trae spunto da un quadro proprio di Vincent Van Gogh.

La gabbia di cui si parla è quella dell’irrequietezza e del tormento che attraversa la vita del pittore olandese.
Per Van Gogh la pittura era vitale.
Egli stesso dichiara  che non avrebbe potuto fare altro nella sua breve ma intensa esistenza dipinge un numero impressionante di opere.
Il regista, che nella realtà è un pittore prestato al cinema, aveva già infatti diretto il biopic sull’artista Michel Basquiat, tenta di cogliere, senza riuscirci, questa  ineluttabile spinta spirituale interiore che è sicuramente la sua geniale qualità, ma è al tempo stesso una chiusura verso la realtà è quindi la sua condanna.
Purtroppo la narrazione risulta un po’ didascalica .

Willem Dafoe, vincitore della Coppa Volpi per la sua interpretazione di Vincent Van Gogh

La storia quindi scorre un po’ noiosa anche se sia la fotografia che l’interpretazione risultino all’altezza.

Non aggiunge e non toglie nulla a quello che in altre pellicole che parlano di Van Gogh  siamo state dette.
Insomma molto rumore per nulla.

Articolo a cura di Rossana Di Stefano 

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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