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Under my skin, niente

under my skin

Under my skin è un film di fantascienza. Di Jonathan Glazer. Tutto questo è vero. Il resto che ho letto in giro mi ha fatto invece pensare di venire io, da un altro pianeta. E’ anche vero che la Johansson lascia davvero poco all’immaginazione, ma ho trovato tutt’altro che sexy tali momenti; i nudi sono contestualizzati e motivati, e l’aria disturbante del film sovrasta ogni possibile carica erotica.

Di cosa parla questo Under my skin? Questa volta devo proprio dirvela tutta:

-La Scarlett, che si intuisce dai primi momenti essere un’alieno, gironzola per la Scozia a bordo del furgone dell’ A-team, promettendo di darla ai maschi soli della zona; giunti al momento topico, parte una specie di rituale in cui lei cammina e lui si ritrova intrappolato senza accorgersene, in una scena obiettivamente artistica e d’impatto. Diventerà nutrimento-

E il resto del film? Reiterate quanto detto prima, solo che a un certo punto lei incontra un uomo la cui condizione disgraziata è tale da spingerla a liberarlo; scatta come un malfunzionamento nella sua missione, un rigetto delle sue priorità aliene che la faranno vagare, stavolta a piedi, stavolta approcciando il genere umano senza lo scopo nutritivo, fino a mostrare, letteralmente, cosa c’è sotto la sua, di pelle.

L’idea è anche buona, ma l’inespressività della Scarlett, pur se necessaria alla parte, è davvero stancante, così come alcune scene e un generale senso di dilungaggine che qualche balordo ha associato a Kubrick e Tarkovsky…

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Non ricordo la battuta

Peccato che c’è una bella differenza tra il creare straniamento diluendo la pellicola gratuitamente e il trasmettere emozioni tramite silenzi e immagini evocatrici.

E non trovo chissà che sottobosco di messaggi nascosti: difficile empatizzare per la protagonista, troppo facile parlare di alienazione che è in tutti noi; abbiamo invece una che impiega 15 minuti a imboccare un pezzo di torta che non mangerà e che si fa un check alla patata dopo aver scoperto la penetrazione…
Interessante, certo, ma il taglio del film, la musica, i tempi e i dettagli volutamente vaghi eccedono e portano dallo straniamento a una malcelata noia.

Se dovevate entrare in sala per la sensualità di Scarlett, fidatevi, ripescatevi Her in lingua originale.

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Direttore e Fondatore

Il lavoro e la vecchiaia incombono, ma da quando ho memoria mi spacco di film di fantascienza, dove viaggio di testa fino a perdermi, e salto in piedi sul divano per dei tizi che si menano o sparano alla gente come fossero birilli. Addolorato dalla piaga del PG­13, non ho più i nervi per gli horror: quelli li lascio al collega, io sono il vostro uomo per scifi, azione e film di pistolotti metacinema/mental/cose di finali tripli.