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Un altro giro (Druk) – La Recensione

C’è una teoria elaborata dallo psicologo norvegese Finn Skårderud, secondo la quale nasciamo con una piccola carenza di alcol nel sangue, pari allo 0,5%.

Niente di irreparabile, basterebbe colmare tale mancanza, mantenendo costante il livello alcolemico. Questa moderata ebbrezza garantirebbe ad ognuno di noi una vita più creativa e disinibita.

Martin (Mads Mikkelsen), Tommy (Thomas Bo Larsen), Nikolaj (Magnus Millang) e Peter (Lars Ranthe), quattro insegnanti repressi e di mezza età, partono da questa premessa e incuriositi dalle possibili ripercussioni sulla loro vita professionale, decidono di sperimentare il gioco in prima persona. Niente alcol dopo le 8 di sera e niente nel fine settimana. Solo a lavoro e sempre sotto controllo.

Inaspettatamente quella che sembrava essere una goliardica “bischerata” finisce col dimostrarsi molto utile per riavviare le carriere e le vite dei quattro amici, offrendo al film il pretesto di mettere in scena un autentico inno all’ebbrezza. Almeno fin quando il tasso alcolemico non inizia a salire…

Giunto al suo 12mo lungometraggio l’ex enfant prodige danese Thomas Vinterberg , è sempre più un autore completo e maturo.

Il regista non stigmatizza, non condanna, gioca piuttosto con le vite dei suoi personaggi. Li fa innamorare della loro perduta gioventù, li mette a confronto con l’inferno di una vita monotona e borghese. Mutui da pagare, routine da rispettare, mogli a cui rendere conto (spicca una bravissima Maria Bonnevie) e figli che ti pisciano addosso (letteralmente). E allora perché non riprendere il controllo della propria vita? Tornare spensierati ragazzi come quelli che portano scompiglio tra le strade della grigia Danimarca, all’inizio e alla fine del film.

Non c’è una morale in “Druk”. Ammiccando, anche esplicitamente a grandi filosofi come Nietzsche e Kierkegaard, Vinterberg sostiene che “bisogna accettarsi come soggetto fallibile, amare l’altro e la vita”. Sarà un po’ triste, ma è la verità.

Non saremo mai perfetti e mai avremo il controllo delle nostre esistenze, tanto vale smetterla di provarci e di vivere con una scopa nel culo (scusate il francesismo) .

Mads Mikkelsen oltre a regalarci una delle sue migliori performance di sempre, suggerisce al regista il legame tra Druk e una certa commedia agrodolce italiana come La Grande Abbuffata o Amici Miei. Mentre Vinterberg ha il merito di girare tutto con estremo rigore e quello di convincere un riluttante Mikkelsen a danzare in un epilogo catartico e meraviglioso.

Un ultimo frame sospeso e tanta voglia di volare fregandosene della forza di gravità.

In Vinterberg Veritas.