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True detective 3×05: If You Have Ghosts – Recensione

 

If you have Ghosts, questo è il titolo del quinto episodio di true detective 3. Cosa bisogna fare quindi se si è perseguitati dai fantasmi del proprio passato?

Attenzione, contiene spoiler!

Se lo chiede anche il vecchio Hays che, nel 2015, ormai ha difficoltà a distinguere la realtà dalle sempre più frequenti allucinazioni. A suo avviso l’unica soluzione possibile è fare i conti con il caso Purcell, che vaga ancora in un limbo senza risposte. Infatti, come assistiamo nelle rimanenti linee temporali, sono poche le piste che vengono chiuse, a volte anche erroneamente e frettolosamente.

La coppia sembra ormai vicina al divorzio

Nel 1980 ci eravamo lasciati con l’assalto alla casa dello spazzino, capro espiatorio per tutta la comunità. Risultato: un massacro. Il nativo americano, reduce del Vietnam, compie una strage uccidendo anche dei poliziotti accorsi e ferendo West alla gamba. Alla fine viene ucciso da Hays, o meglio si lascia uccidere. Tra le rovine della sua casa distrutta vengono rinvenuti oggetti appartenuti ai fratelli Purcell. Viene tratta dunque la più banale delle interpretazioni, incolpando il defunto trash man del delitto e della sparizione.

Ma, quando nel 1990 il caso viene riaperto, è evidente a tutti che quella soluzione sbrigativa è quanto mai lontana dalla realtà.

Hays scopre che alcune prove del 1980 sono misteriosamente scomparse e si accorge che gli indumenti dei Purcell erano stati messi a casa dello spazzino solo in un secondo momento. Il suo rapporto con Amelia è sempre più ai ferri corti, e ciò si ripercuote sulla riuscita delle indagini. Emergono nuove testimonianze, che sembrano più sviare che aiutare gli spaesati detective che brancolano nel buio. Tom Purcell viene convinto da Hays a fare un appello televisivo alla figlia.

Sembra riconoscerla nelle immagini delle telecamere della farmacia, ma, in quella figura sfocata, un padre distrutto, che ha addirittura saputo poco prima della morte per overdose della moglie, può vedere qualsiasi cosa desideri. La strategia da comunque i suoi frutti. Arriva una telefonata in centrale: è Julie. Quello che rivela però lascia tutti spaesati. Accusa infatti Tom di non essere suo padre, vuole che si smetta di cercarla; infine, come se fosse ignara di ciò che era successo, chiede notizie del fratello Will.

Il punto cardine di tutto l’episodio, il più toccante e carico d’emozioni, è però l’incontro tra Wayne Hays e Roland West a distanza di quindici anni.

Torniamo dunque al 2015. West vive oramai isolato dal mondo. Solitario e disilluso passa le giornate in compagnia dei suoi cani e dell’onnipresente bottiglia di whisky. Quando vede Hays, come in un apparizione, arrivare davanti alla sua casa in mezzo ai boschi non sembra nemmeno troppo sorpreso. Ma appena i due iniziano a parlare della vita, del passato, del destino, ecco poco alla volta le emozioni prendere il sopravvento. Si ride e si piange. Hays arriva ad implorare l’ex collega di aiutarlo a chiudere una volta per tutte il caso Purcell.

Ecco i due detective, dopo trentacinque anni ancora insieme

Da solo, afflitto dalla demenza, non potrebbe farcela in quella che è diventata la missione della sua vita, il tanto agognato riscatto per poter andarsene con l’anima in pace. Subito si capisce che West sa molto di più rispetto ad Hays, compreso un torto che l’ex collega gli fece e che portò i due a troncare i rapporti. Hays non ricorda nulla ma, facendo leva sui sentimenti che il burbero West cerca di seppellire nella sua forzata solitudine, riesce a convincerlo a partecipare a questa folle, ultima impresa.

“If you Have Ghosts” è probabilmente l’episodio migliore, fino ad ora, della terza stagione di True Detective.

Non solo per la cruda e realistica scena della sparatoria, che ha portato quel poco di brio che fino ad ora era del tutto mancato, ma anche per le numerose scene cariche emotivamente, capaci di smuovere chiunque. Prima un padre che si sente disconoscere dalla figlia scomparsa, quindi i due ex detective che decidono di unire le forze per l’ultima volta, il canto del cigno di due vecchi burberi e disillusi, che cercano il riscatto in una vita piena di fallimenti e delusioni. E forse West ha ragione a dire che Hays è più che folle a pensare che due vecchi ex detective possano risolvere un caso in cui è palese che la verità è stata volutamente nascosta per più di trent’anni.

Oramai però è una questione di principio, Hays si è convinto che il caso Purcell sia la chiave per poter ritrovare la serenità e concludere in pace la sua tormentata vita. E a noi spettatori non rimane per fare il tifo per lui, sperando che West possa aiutarlo in questo ultimo e disperato tentativo.

Articolo a cura di Alberto Viganò