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True Detective 3 – uno sguardo ai primi episodi

 

Dopo più di tre anni di attesa, finalmente, HBO ci regala la terza stagione di True Detective. Una serie unica nel suo genere, che fin da subito ha diviso pubblico e critica tra amore e odio.

Mentre la prima stagione aveva incontrato un po’ ovunque consensi, grazie all’intrigante sceneggiatura e alle ottime interpretazioni di Matthew McConaughey e Woody Harrelson, la seconda aveva, forse in parte ingiustamente, deluso molti dei fan e trovato dure reazioni da parte della critica. Due stagioni che avevano ben poco in comune. La prima, ambientata in una sconfinata e cupa Louisiana, terra di confine tra uomo, natura e Dio, dove l’indagine per trovare il serial killer diventa un pretesto per un’indagine filosofica ed esistenziale sugli abissi dell’animo umano, le sue speranze, le sue illusioni. Una sceneggiatura coinvolgente, personaggi carismatici, regia e fotografia di ottimo livello, tutto aveva contribuito a creare grandi aspettative per la seconda stagione di True Detective.

Invece, forse per evitare uno scomodo confronto con la precedente stagione, Nic Pizzolato, ideatore e scrittore della serie, aveva optato per qualcosa di totalmente differente. Ci troviamo infatti catapultati nel torbido mondo criminale della California industriale, dove mafia, politici e polizia vanno a braccetto. Tematiche molto più materialiste e quasi di denuncia sociale, dialoghi troppo sofisticati, una storia a volte raffazzonata avevano fatto storcere il naso ai più. Per questo motivo la terza stagione, fin dal giorno del suo annuncio, era sembrata una grande incognita. Ci sarebbe stato un ritorno alle origini? I produttori avrebbero optato ancora una volta per qualcosa di totalmente diverso?

Dopo la visione dei primi due episodi di True Detective 3, pare che Pizzolato sia riuscito a metabolizzare i fantasmi della fallimentare seconda stagione; ha infatti deciso per un nuovo approccio, nuove tematiche e uno stile differente, senza però dimenticare quanto di buono fatto nelle precedenti stagioni.

Si ritorna nel profondo Sud degli Stati Uniti. Questa volta però non ci troviamo in Louisiana, interminabile distesa di paludi e rigogliose foreste, teatro dello scontro romantico tra uomo e natura. Siamo in Arkansas, sull’altopiano d’Ozark. Boschi spettrali, alberi spogli, montagne aride, sembrano rispecchiare in pieno l’animo degli abitanti di quelle zone; gente povera, disillusa, gretta e per nulla aperta. Una realtà umile e desolata, dove non c’è spazio per il sublime, il mistico, come invece avevamo visto nella prima stagione.

Hays e West al lavoro

7 Novembre 1980, il giorno della morte di Steve McQueen. Due ragazzini, fratello e sorella, escono in bicicletta dopo la scuola. Le solite raccomandazioni del padre, il solito appuntamento con gli amici al parco giochi, sembrerebbe un giorno come gli altri. Invece quella sera i due non fanno ritorno a casa. Subito partono le indagini. Il caso viene affidato al nostro protagonista e narratore degli eventi Wayne Hays, detective di colore interpretato dal premio oscar Mahershala Ali. Veterano del Vietnam, dove come ricognitore aveva passato due anni nella giungla, è un uomo solitario, materialista, all’apparenza duro e cinico, ma che a volte sembra voler celare le sue vere emozioni. Insieme al collega Roland West (Stephen Dorff), personaggio che si spera verrà approfondito nel corso della serie, forma una coppia dai metodi poco ortodossi e al limite del legale.

Ben presto, com’è prevedibile, il caso si trasforma da semplice rapimento a omicidio.

Le indagini, mostrate con estremo realismo, senza alcuna mitizzazione alla CSI, portano alla luce la nociva realtà familiare delle vittime, lo squallore e trascuratezza della vita dei ragazzi della zona. Hays, come un moderno ispettore Tibbs, deve scontrarsi con le resistenze e i pregiudizi dei locali, mentre pian piano vengono a galla fantasmi e spregevoli segreti che minano il labile e illusorio equilibrio della comunità dell’altopiano d’Ozark. Più che nel collega, Hays trova aiuto e conforto in Amelia Reardon  (Carmen Ejogo), insegnante delle vittime, forse il personaggio femminile più convincente di tutte le tre stagioni di True Detective. Tra i due nascerà subito un’interessante alchimia, che ben presto sfocerà in amore e, in seguito, nel matrimonio.

Il nostro Hays sembra un pochino impacciato…

Potrebbe sembrare uno spoiler, ma in realtà non lo è.

La vicenda infatti, oltre appunto agli avvenimenti del 1980, si dipana fin da subito attraverso altre due linee temporali. Nel 1990 assistiamo alla riapertura delle indagini; Hays oramai è un padre di famiglia che vedrà i suoi successi messi in discussione a causa di un eclatante colpo di scena. Infine nel 2015, oramai anziano, vedovo e segnato dalla demenza senile rincorrerà i suoi ricordi e le sue emozioni mentre collabora ad un documentario sul caso.

Pizzolato è un maestro nel plasmare i suoi personaggi, a scolpirne le varie sfaccettature, e Wayne Hays non è certamente un’eccezione. Lo spettatore è testimone della profonda analisi introspettiva del protagonista; assiste alla sua metamorfosi attraverso i tre momenti della narrazione, il lento emergere del lato umano e sentimentale su quello cinico e materialista. Anche altri personaggi ricevono un’analisi approfondita, in primis i Purcell, genitori dei due ragazzini scomparsi, che vivono una relazione molto travagliata, fatta di litigi, menzogne, perversioni che finiscono per riversarsi in maniera negativa sui figli.

Non c’è  spazio per digressioni filosofiche ed esistenziali, voli pindarici o discorsi sui massimi sistemi.

Ogni dialogo è invece un mattoncino che serve a completare la caratterizzazione dei personaggi. L’adozione di uno stile molto più lineare e “terra terra”, la predilezioni di tematiche più vicine alla vita di tutti i giorni, sono queste le scelte vincenti della terza stagione. Pizzolato riesce nel difficile compito di evitare un’eccessiva banalizzazione e allo stesso tempo non inimicarsi quella fetta di pubblico che cerca del semplice intrattenimento.

La serie sembra finalmente essere tornata sui binari giusti, lasciandosi alle spalle gli eccessi e gli errori della seconda stagione. Se il buon giorno si vede dal mattino, non possiamo che aspettarci un interessante prosieguo della terza stagione di True Detective!

Attenzione Spoiler! (per leggere evidenziare il testo)

I numerosi rimandi alla prima stagione, soprattutto per alcune similitudini riguardo alla tipologia e la modalità dell’omicidio, possono far pensare ad un legame tra i due casi. Forse finalmente riusciremo a risolvere tutte le incognite lasciate aperte… 

 Articolo a cura di Alberto Viganò