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Triple Frontier – La Recensione

Cinque amici, tutti ex agenti delle forze speciali, hanno deciso di mollare le loro noiose vite da civili. Solo un’ultima missione, per dimenticare le responsabilità familiari, le bollette da pagare, la noiosa routine di chi per tutta la vita ha vissuto behind the enemy lines. Ad un soffio dal sibilo di un 50 Browning Machine Gun. Quel tipo di vita va stretta un po’ a tutti e allora c’è ancora una missione da portare a termine.

Questa volta senza la bandiera a stelle e strisce sulle spalle. Questa volta senza la pacca dello Zio Sam. Questa volta sono contractors. Mercenari che non rischiano la vita per alti valori patriottici, ma dopo una vita di sacrifici e con pochi soldi in banca, lo fanno per il vil denaro.

In una regione indefinita della Colombia c’è infatti un losco narcotrafficante, un anomalo Drug Lord, che nel film viene nominato sempre ma di fatto non si vede mai. Il cattivone si è rifugiato in una giungla. Qui ha costruito una villa murando centinaia di milioni di dollari tra intercapedini e cartongesso. Insomma la casa della strega di Hänsel e Gretel ma al posto del marzapane tanti ma proprio tanti verdoni. Roba da cambiare la vita a chiunque.

Ad organizzare il piano ci pensa Santiago “Pope” Garcia (Oscar Isaac) che coinvolge i suoi uomini più fidati: il pilota Francisco “Catfish” Morales (Pedro Pascal), i due fratelli William “Ironhead” Miller (Charlie Hunnam) e Ben Miller (Garrett Hedlund). Infine l’ex leader del gruppo, lo stratega, la mente, colui che pianifica e prevede ogni cosa, ogni variabile ed ogni via di fuga, Tom “Redfly” Davis (Ben Affleck).

Ma c’è una cosa che non si può prevedere, ed è l’avidità degli esseri umani.

Questo di J. C. Chandor è una perfetta via di mezzo tra un action paramilitare e un heist movie. Quindi machismo alla Predator, un po’ impolverato, ma ancora pronto a far danni, e una buona dose di Ocean’s Eleven, ma con più M4 e meno cinesi che volano.

Il regista abbandona le raffinate atmosfere del suo precedente 1981: Indagine a New York. Si sveste anche dell’attitude teatrale mostrata in Margin Call. Questa è la volta di mostrare i muscoli ed allora J.C. diventa un nuovo Simon West o ancora meglio un Peter Berg. “Cazzone”, divertito e divertente. La pellicola infatti per tutta la prima ora è serrata e dinamica. Le musiche giocano un ruolo fondamentale: For Whom The Bell Tolls dei Metallica, Run Through the Jungle dei Creedence Clearwater Revival e la meravigliosa The Chain dei Fleetwood Mac ti fanno balzare in aria e rovesciare la bibita. Saranno due ore di spettacolo, sparatorie e inseguimenti. Poi ovviamente tutto diventa più survival movie e i nostri eroi devono fare i conti con le difficoltà e gli antagonisti, che poi in fondo, sono loro stessi.

Il progetto cinematografico di J.C. Chandor in realtà ha avuto un travagliatissimo iter. La sceneggiatura infatti è firmata da Mark Boal, giornalista e corrispondente dal fronte. Uno di quelli che sanno quello che dicono e che ha vinto un Oscar con The Hurt Locker. Lo sceneggiatore ha poi continuato la sua collaborazione con Kathryn Bigelow anche nel 2012 con Zero Dark Thirty e nel 2017 con Detroit, diventando anche suo marito. Nel 2010 però aveva proposto questo Triple Frontier proprio alla sua futura compagna di vita. Nel cast erano entrati nomi come Tom Hanks, Johnny Depp, Channing Tatum e Tom Hardy. Poi però non se ne fece più nulla. Solo lo scorso anno il progetto venne preso in mano da Ben Affleck, che nonostante i suoi noti problemi (nel film appare particolarmente imbolsito) è riuscito a coinvolgere il regista i nuovi interpreti e soprattutto Netflix.

Mentre Dylan canta Master of War il film si avvia verso il finale e non mancheranno sorprese ovviamente non spoilerabili. Alla fine il giudizio è positivo anche se si ha l’impressione che sia stata un po’ un’occasione mancata. Ottimo per una serata birra, pop corn e cervello in stand by.