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Ciclo Trilogia della Vendetta: Lady Vendetta (2006)

Lady Vendetta, l’ultimo capitolo della Trilogia della Vendetta, è il più posato dei tre film di Park Chan-wook che abbiamo preso in esame. Uscito nel 2006, è la perfetta conclusione del ciclo che il regista coreano ha voluto dedicare a quello che descrive come un’azione senza senso, la vendetta. Come detto nei due articoli precedenti dedicati alla trilogia (che potete trovare sempre qui su Jamovie), Mr. Vendetta presentava due tipi di vendetta, una “egoistica” ed un’altra “sociale”, ognuna delle quali sono state approfondite ulteriormente nei due film successivi: Oldboy si è occupato della vendetta il cui effetto si riflette solo su sé stessi, e quindi quella egoistica, mentre in quest’ultima pellicola la vendetta ha sì un intento egoistico ma l’effetto si riflette sulla società.

Lee Geum-ja è una ragazza che viene incarcerata per 13 anni in quanto accusata (e rea confessa) di aver ucciso un bambino. La verità, però, è un’altra: è stata costretta a confessare dal vero assassino, un uomo che lei conosce. Questi 13 anni, Geum-ja li passa facendosi amiche le compagne di cella e escogitando la propria vendetta, che coinvolgerà anche le donne che lei ha aiutato in prigione. La caccia all’uomo avviene senza spargimento di sangue, fino al finale in cui la violenza esplode come una bomba atomica, con una rabbia ed una crudeltà difficilmente eguagliabili.

Lee Geum-ja nella prima scena del film.

Quella di Lee Geum-ja non è solo una sete di vendetta ma un bisogno di espiazione. Quella che vediamo negli occhi della protagonista durante i numerosi primi piani non è (solo) rabbia ma senso di colpa. Perché lei sa. Lei sa che, confessando qualcosa che non ha fatto, ha dato la possibilità all’assassino di continuare a soddisfare le proprie pulsioni omicide. E questo è proprio ciò che accadrà. Ed ecco che la vendetta assume un nuovo volto: non è più uno sfogo d’ira individuale ma collettivo. Infatti, la protagonista, dopo aver catturato il colpevole, convoca tutti i genitori delle vittime e li pone dinnanzi ad un aut aut, affidare l’uomo alla giustizia o farsi giustizia da soli, sfogando su di lui tutta la propria frustrazione, la rabbia e il dolore causati dalla perdita. Ovviamente, nonostante diversi dubbi inziali di alcuni di loro, alla fine decidono di eliminare con le loro mani l’assassino. La vendetta è collettiva, dunque, ma viene descritta come se fosse individuale e, infatti, vengono stabiliti dei turni per torturare l’uomo legato ad una sedia. Il regista, però, a differenza dei due film precedenti, mette in scena la vendetta con un estremo rispetto per i famigliari delle vittime. Mentre nei due film precedenti c’era una ricerca di dettagli quasi pornografica di lame che penetrano nella pelle e del sangue che scorre, in Lady Vendetta la macchina da presa non invade lo spazio privato e personale di chi si trova faccia a faccia con l’assassino del proprio figlio, non ci mostra quasi nulla.

Le scenografie del film sono spesso dominate dal bianco, che sia quello della neve o dei vestiti o di altro, specchio della ricerca di quella purezza perduta dalla protagonista, ritrovata solo alla fine della pellicola. Una ringkomposition sottolinea l’evoluzione e l’espiazione di Geum-ja: all’inizio, appena uscita di prigione, le viene offerto del tofu bianco, simbolo di purezza, che lei fa cadere a terra con fare cinico; alla fine, invece, quando la figlia le propone un piatto di tofu bianco, la protagonista vi affonda il proprio viso, piangendo.

La sala d’attesa della vendetta.

La scrittura di Park Chan-wook raggiunge il suo apice in questo film, in cui i silenzi son ben calibrati per veicolare lo stato d’animo dei personaggi senza, però, essere pesanti e le battute sanno essere dure e arcigne, delle sferzate dialettiche che lacerano l’animo dell’interlocutore e, talvolta, dello spettatore. La sceneggiatura è ciò che eleva questo film allo status di capolavoro, senza nulla voler togliere a tutti gli altri aspetti tecnici, che sono una decina di gradini sopra lo standard del cinema contemporaneo.

Lady Vendetta. La degna conclusione di una delle trilogie più importanti e qualitativamente più elevate di sempre. A mio avviso, è anche superiore alla trilogia de Il Padrino, che include due dei miei film preferiti in assoluto. Perché è superiore a Il Padrino? Perché Chan-wook non ha mancato neanche un colpo, nel corso dei tre film, mentre la saga di Francis Ford Coppola contiene un mezzo passo falso, Il Padrino – Parte III. Lady Vendetta. Capolavoro.