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Tokyo 32: Nevia – La Recensione

Quasi non ci crede di essere arrivata sino a qui Nunzia de Stefano, che con il suo Nevia aveva già partecipato alla 76ª Mostra del cinema di Venezia nella categoria Orizzonti per poi arrivare in Giappone, al Festival del cinema di Tokyo.
In gara con altri 13 film provenienti da tutto il mondo, De Stefano porta nelle sale giapponesi un piccolissimo gioiellino italiano, o meglio napoletano, che appassiona e commuove gli spettatori del Sol Levante.

Questo film tutto al femminile si incentra sulla vita di Nevia (Virginia Apicella), una ragazza napoletana di diciassette anni che vive insieme a sua nonna Nanà (Pietra Montecorvino) e alla sorella Enza (Rosy Franzese) nei quartieri più poveri di Napoli. Nonostante sia ancora un’adolescente, non ha né il tempo né la possibilità di comportarsi come fanno di solito le ragazze della sua età.
Ha ormai lasciato la scuola, si occupa a tempo pieno della sorellina e di tutte le mansioni di casa contribuendo anche al sostentamento di tutte e tre svolgendo lavoretti saltuari, come raccogliere ogni mattina i rifiuti del quartiere per guadagnare qualche spiccio.

È stata inoltre presa di mira dal figlio del boss del quartiere, Salvatore (Simone Borrelli), che le fa continue avance e pressioni per convincerla a fidanzarsi con lui.
Questa è una realtà da cui Nevia, un maschiaccio tenace e ribelle, tenta di fuggire in tutti i modi.

L’occasione si presenta quando si stabilisce nel quartiere il circo Orfei.
Riesce a farsi assumere dai proprietari per accudire gli animali, dai cavalli agli ippopotami, circondata per la prima volta da quell’affetto familiare di cui era stata privata dopo la morte della madre e sentendosi finalmente come la bambina che non è mai stata.
Ma Nevia è una donna e come dice sua zia, nascere femmina cà dentro è na vera disgrazia.

Uno degli aspetti più positivi di questo film è proprio la forza e la determinazione della giovane protagonista.
È interessante notare alcune somiglianze di Nevia con il personaggio ferrantiano di Lila ne L’Amica Geniale.
Sia Lila che Nevia, contrariamente a quasi tutte le donne che le circondano, non si fanno comprare dai regali dei loro pretendenti né si fanno ingannare dalle loro promesse.
Si fidano solo di loro stesse e non si piegano a nessuno, sono forti e caparbie e lottano con denti e artigli per difendere la loro libertà.

Da sinistra, la regista Nunzia de Stefano e l’attrice Virginia Apicella

Una delle differenze principali tra le due è che mentre Lila vive la sua adolescenza a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, in una Napoli che aveva doveva ancora riprendersi dai disastri della guerra, Nevia vive nei nostri giorni.
Il film ci mostra una parte di Napoli del 2019 dimenticata da dio, ci mostra quanto le persone siano ancora abbandonate nella loro miseria, e ci mostra quanto, in un’Italia in continuo cambiamento, niente sia veramente cambiato.

A confermarlo è la regista stessa. Vissuta per 10 anni in un container dopo il terremoto di Napoli del 1980, la De Stefano ha provato sulla sua stessa pelle la povertà e i disagi del vivere in posti piccoli e ricoperti di amianto, senza prospettive per il futuro e senza alcun tipo di aiuto, proprio come Nevia.
Quelli che vediamo nel film, per quanto incredibile, non sono set studiati e preparati appositamente per le riprese.

Le scene sono state girate a Ponticelli, negli stessi container costruiti 40 anni prima, piccoli, umidi, alcuni anche senza elettricità o riscaldamenti.
L’intento della De Stefano, infatti, non è solo di fare del film una sorta di opera autobiografica, ma di mostrarci la realtà dei quartieri poveri di Napoli dove le persone, in particolar modo le donne, vivono in case fatiscenti e faticano ad arrivare a fine mese, dovendo ricorrere a metodi illegali per tirare avanti.

Nonostante la cinematografia italiana sia satura di film con focus sulla malavita e sul degrado delle periferie delle grandi città da non poterne quasi più, Nevia risulta un film piacevole, che scorre fluido e senza appesantire troppo.

A salvare la pellicola dai cliché del degrado periferico, dalla spazzatura, delle strade rovinate, tutte immagini ormai viste e riviste, è la fantastica interpretazione di Virginia Apicella, e di tutta la dedizione con cui la regista racconta sé stessa tramite la sua attrice, rendendo Nevia un personaggio interessante, dinamico e anche originale (se paragonato ad altri film con un’ambientazione simile) da cui la telecamera ha quasi paura di staccarsi e che segue con una devozione quasi morbosa.

Certo, non è da sottovalutare l’influenza che ha avuto l’ex marito della regista, l’autore di Gomorra Matteo Garrone, che in questo caso risulta essere anche il produttore di questo film. In quanto a temi, inquadrature, caratterizzazione dei personaggi, la De Stefano deve molto al suo ex marito, con il quale ha lavorato per molti anni e con cui intrattiene una buona amicizia.
Tuttavia, Nevia è un’opera che porta solo ed esclusivamente la firma della sua regista, essendo un film così intimo, personale e che proprio per questo riesce quasi (e sottolineo il quasi) a farci commuovere.

Articolo a cura di Pamela De Santis