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Tinto Brass: storia di un maestro anarchico

Troppo spesso additato come “quel vecchio sporcaccione” Tinto Brass, non è stato solo il maestro del cinema erotico italiano, ma anche un giovane autore sensibile e anarchico, vicino alla nascente Nouvelle Vague.

Brass nasce Giovanni Brass a Milano nel 1933. La sua famiglia era di Gorizia, suo nonno è il pittore Italico Brass. E’ lui a dare al piccolo Giovanni il soprannome di Tintoretto, scelto poi, in versione abbreviata, come nome d’arte. Assistente di maestri del cinema come Roberto Rossellini e Joris Ivens, Brass esordisce alla regia con il lungometraggio In capo al mondo. E’ il 1963, lo stesso anno di 8 e mezzo di Federico Fellini e de Il gattopardo di Luchino Visconti. Il giovane autore firma una pellicola attenta alle tematiche giovanili con un piglio irriverente e un approccio goliardico.

Le critiche degli addetti al lavoro lo costringono a rigirare la pellicola. Brass dice di si. Alla fine però si limita a cambiare il titolo in Chi lavora è perduto evidenziando ancora di più il messaggio politico-sociale della pellicola. Nel complesso la sua opera prima è un film nuovo e anarchico, squisitamente godardiano per la totale libertà narrativa e stilistica.

Nel 1964 è la volta de Il disco volante satira di costume fantascientifica con Alberto Sordi. Il film racconta ‘improbabile storia dell’arrivo di un gruppo di alieni in un paesino del profondo Veneto. Per Brass è un’occasione perfetta per analizzare “le diverse sfaccettature di una borghesia campagnola e cittadina gradita al potere fin quando si mantiene in silenzio. Inaccettabile quando imprudentemente lascia scoprire una identità corrotta o anticonformista”.

Al film partecipano anche attrici del calibro di Silvana Mangano e Monica Vitti, mentre la colonna sonora porta la firma del maestro Piero Piccioni.

Sempre nel 1964 Tinto Brass partecipa al film collettivo La mia signora, del quale gira due episodi accanto a Luigi Comencini e al suo estimatore Mauro Bolognini. Negli anni successivi Brass torna a film più intimi con il Col cuore in gola (1967) interpretato dalla bellissima attrice svedese Ewa Aulin (che, solo per nota di colore è la suocera del nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte!).

Quindi nel 1969 gira Nerosubianco, nella cui locandina, l’autore ammicca con un emblematico gioco di parole: nEROSubianco.

 

Grazie a questo film, uno dei suoi primi a tema erotico concepito per scardinare alcuni tabù dell’epoca come i rapporti interracial, il regista attira le attenzioni di molti. Il suo cinema strafottente e anarchico giunge all’attenzione della Paramount, che gli offre la regia di Arancia meccanica, celebre romanzo fantapolitico scritto da Anthony Burgess nel 1962. Ma il regista prende tempo perché vuole finire L’urlo, il suo film successivo, e la Paramount, spazientita decide di affidare il progetto a Stanley Kubrick.

Il 1976 è l’anno della svolta e di Salon Kitty, raffinato e libertino romanzo antiborghese d’ambientazione berlinese.

Primo capitolo di una trilogia sul potere che dopo Caligola (1979) avrebbe dovuto prevedere anche un film sui Borgia mai realizzato, Salon Kitty rappresenta una sorta di spartiacque all’interno della filmografia di Tinto Brass, tra il cinema d’impegno politico e l’indole edonistica che sarebbe poi esplosa nella successiva carriera soft core del regista.

Un eccentrico esempio di cinema dissacratorio e liberatorio contro la morale comune intesa come opprimente dittatura nazista. In bilico tra la Liliana Cavani a due anni da Il portiere di notte e Bernardo Bertolucci a 6 anni da Il Conformista, Brass realizza un’opera sopra le righe ricca di rimandi e citazioni art nouveau, virtuosa ed estetizzante, unica nel suo genere.

Nel 1979 con Caligola arriva senza dubbio il film più ambizioso di Tinto Brass sia per budget, per la sceneggiatura firmata addirittura da Gore Vidal, che per cast. Il regista incrocia Malcolm McDowell (i due si erano sfiorati col progetto di Arancia Meccanica), ma anche Peter O’TooleJohn Gielgud e una giovane Hellen Mirren che ancora oggi considera il film uno delle sue migliori esperienze cinematografiche.

La carriera di Tinto Brass vivrà ancora alti e bassi. Si alterneranno pellicole bonarie e pruriginose e interessanti parentesi noir come Snack Bar Budapest del 1988.

Dagli anni ’90 un seguito di pellicole edonistiche e burrose, sicuramente quelle per le quali Brass verrà ricordato dai più. Film come Paprika, Così fan tutte e Monella, lontani dalla grandeur di un tempo. Trame approssimative e raison d’etre ombelicale, ma che a loro modo hanno reso unica la carriera di un regista incomprensibilmente sottovalutato da troppi salotti cinematografici.