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The Story of 90 Coins – Michael Wong

First of all, the whole Jamovie staff and I want to thank the director Michael Wong for having given us the opportunity to watch and review his debut short movie and for his kindness. The story of 90 coins is a very good movie made by a great director who needs one more step to become excellent. Without a doubt, he is one of those indipendent directors to keep an eye on.

Il cinema di lingua cinese ha una lunghissima tradizione di storie d’amore intense e toccanti, non sempre coronate dal tanto sperato happy ending. Il primo esempio che viene in mente, sicuramente tra i più famosi, è In the mood for love di Wong Kar-wai (di cui potete trovare una recensione cliccando qui). Spesso, l’amore viene dipinto come un sogno, a tinte rosee ma, a poco a poco, si scolorisce, diventando via via un quadro sempre più pallido. È in questo contesto che si colloca The story of 90 coins, cortometraggio di debutto di Michael Wong che potete vedere cliccando su questo link.

Chi è Michael Wong? Nato in Malesia ma trasferitosi in Cina, ha avuto una brillantissima carriera come direttore creativo e ad agency art director, vincendo numerosi premi tra i più ambiti del settore. Dopo esser passato al mondo del filmmaking, ha realizzato spot per brand famosi in tutto il mondo, come Lenovo, Mercedes-Benz, Johnson & Johnson, Samsung e molti altri. Ma è solo con The story of 90 coins che entra nel mondo del cinema. Candidato per la vittoria di oltre cinquanta premi in giro per il mondo (da quello per la miglior fotografia all’Open Art Short Film Festival del 2016, vinto, a quello per il miglior film straniero e miglior attore protagonista allo Universal Film Festival 2016), ha ottenuto consensi estremamente favorevoli in tutto il mondo.

Una carriera di tutto rispetto, dunque. Indiscusse ed indiscutibili doti tecniche. Guardando The story of 90 coins si nota subito che Wong ha un enorme talento come regista. Ciò che, però, penalizza il corto risiede, soprattutto, nella fase di sceneggiatura del film. La storia è quella di un ragazzo innamorato di una ragazza che non sembra voler accettare le avances di lui. Così, egli decide di stringere con lei un patto: si prende 90 giorni di tempo per riuscire a conquistarla; ogni giorno, una moneta, in modo tale che, alla fine del tempo prestabilito, avranno raccolto la somma di 9$ da utilizzare o per comprare qualcosa da mangiare insieme, prima dell’addio definitivo, oppure per acquistare un certificato di matrimonio.

I due protagonisti del corto.

A promise, a misunderstanding and regret”. Questo è ciò che recita lo slogan del film, che lascia già intuire come andrà a finire la storia dei due: una promessa, un fraintendimento e il rimpianto. Quando un amore è difficile da raggiungere, ci si aspetta che duri per sempre e bisogna fare di tutto per far sì che sia eterno, non bisogna cedere al minimo dubbio o fraintendimento: il vero amore combatte i dubbi, affronta le incertezze e riesce a superare tutto. A fronte di un’ottima regia e una fotografia davvero eccezionale (ad opera di Jien Liwei, che si dimostra essere un fenomenale “cinefotografo”, come direbbe Vittorio Storaro), che surclassano qualitativamente molte uscite multimilionarie hollywoodiane, la trama si srotola di fronte agli occhi dello spettatore in modo un po’ scontato, con soluzioni molto poco originali, nonostante che l’idea di fondo, la promessa dei 90 giorni e delle 90 monete, fosse molto interessante.

Non vi nasconderò che, dopo aver letto il press kit fornitoci dallo stesso regista (che ringraziamo infinitamente per la sua disponibilità e la sua gentilezza, oltre che per l’estrema professionalità dimostrata), le mie aspettative erano elevatissime. Tuttavia, giunto alla fine del corto, che dura circa nove minuti, mi è rimasto un po’ di amaro in bocca, anche a causa di una scelta di montaggio che mi ha fatto storcere il naso. Infatti, le varie scene, il 99% delle volte, vengono connesse le une alle altre con delle dissolvenze che funzionerebbero, se non venissero sfruttate in modo così massiccio. L’idea che ci si fa è che il montatore, insieme al regista, non riuscissero a trovare una soluzione esteticamente più gradevole. Per come vedo io il cinema e la produzione di un film, tutte le fasi sono strettamente collegate: la sceneggiatura si rispecchia sul montaggio, così come il montaggio è il riflesso delle riprese e della sceneggiatura stessa. In sintesi, si potrebbe dire che tutto il film è regia. Dunque, il risultato finale di The story of 90 coins, in seguito al montaggio, denota una generale debolezza di fondo dell’opera, nonostante la fotografia e le riprese di eccellente qualità.

La sensazione che lascia questo corto è quella di una freccia che manca il centro rosso del bersaglio di un millimetro: un buonissimo prodotto, godibilissimo, diretto da un ottimo regista a cui manca un passo per diventare eccellente. Dopo un debutto così, aspetto di vedere cosa l’enorme talento di Michael Wong riuscirà a realizzare nei prossimi anni. Senza dubbio, uno dei registi indipendenti da tenere d’occhio da qui all’immediato futuro.