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The Prodigy: Il Figlio del male – La Recensione

La convivenza di due anime.
Un’energia che in un determinato istante, passa dal corpo di una persona che se ne va e si intrufola in quella di una nuova vita che sta per nascere.
Due anime in un piccolo e minuscolo corpicino.
Ma se l’anima della persona scomparsa era malvagia, può convivere pacificamente con quella senza peccato del nascituro?
Domanda semplice a cui rispondere se il film che ce la presenta è l’horror The Prodigy: Il figlio del Male, la pellicola di Nicholas McCarthy attualmente nelle nostre sale.

Jackson Robert Scott è il piccolo Miles

Il nascituro in questione è il piccolo Miles (il Georgie dell’ultimo IT di Andrea Muschietti), e l’anima tormentata che entra all’interno del suo corpo è quella di un serial killer catturato ed ucciso proprio il giorno della sua nascita.
Il ragazzino sembra all’inizio essere un genio, dotato di un quoziente intellettivo fuori dalla norma.
Ma ben presto i suoi genitori si accorgeranno che Miles ha degli atteggiamenti strani, dovuti a quell’anima omicida che si sta facendo sempre più spazio al’interno del suo corpo.
Sarà l’amore incondizionato di sua madre Sarah (la Taylor Schilling di Orange is The New Black) a scoprire l’oscuro mistero che si cela dietro agli strani e violenti comportamenti di Miles.

La gioia di Sarah (Taylor Schilling) nell’essere madre

In The Prodigy il regista McCarthy tira nuovamente fuori un tema già molte volte utilizzato nel mondo dell’horror.
Stiamo parlando di quello della possessione, che questa volta però non chiama in causa direttamente Mr. Satana ma semplicemente ci presenta una convivenza di due anime nello stesso corpo.
Quella ospitante, buona e pura, e quella malvagia, l’ospite, appartenente ad un serial killer.
La rivisitazione però è l’unico elemento positivo di questa pellicola che si ci ricorda altri film in cui erano presenti bambini malvagi (Omen è il primo che ci viene in mente) ma che poi non riesce a mantenere le buone premesse iniziali.

Innanzitutto non possiamo parlare totalmente di horror, perchè il film dopo un’inizio che ne conferma l’appartenenza al genere, si sposta poi su un thriller sovrannaturale, lasciando all’horror solo una piccola serie di jump scares ben eseguiti.
The Prodigy però non fa paura, non spaventa, come un horror invece dovrebbe fare.
Il finale inoltre è troppo sbrigativo, rispetto al ritmo del resto della storia.
A non far spiccare il volo alla pellicola è inoltre anche la mancanza di empatia che si può provare verso il piccolo Miles (quando è in sè) e soprattutto verso la persona più importante per un bambino, ovvero sua madre, la Taylor Schilling della serie Netflix Orange is The New Black, la cui prova non convince a pieno.

Un horror quindi che con pochi attimi di paura, un cast al quale non ci si affeziona, e quella trita e ritrita lotta fra il sovrannaturale e il tangibile non ci regala purtroppo nulla di nuovo e nulla da ricordare.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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