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THE PALE BLUE DOT di Mattia Liberati

Il giovane regista Mattia Liberati gira un breve cortometraggio (della durata di soli 2 minuti e 58 secondi), THE PALE BLUE DOT. L’opera è basata sulle parole dell’astronomo e divulgatore Carl Sagan. Liberati fa riferimento ad un breve discorso di Sagan fatto alla Cornell University nel 1990, in occasione della presentazione di una fotografia, la “Pale Blue Dot”. Una fotografia speciale, perché scattata dalla sonda Voyager 1, quando si trovava a 6 miliardi di chilometri di distanza dalla Terra.

Il soggetto della fotografia è la Terra stessa. L’idea di girare la fotocamera della sonda e scattare una foto della Terra è stata proprio di Sagan. Come ammette il regista stesso, le parole di Sagan, oltre ad essere profonde e poetiche, sono anche molto “cinematografiche”. Quasi adatte per una sceneggiatura, insomma. Infatti nel cortometraggio vengono riportate integralmente. La voce, diversamente da altri cortometraggi che riguardano la famosa fotografia spaziale, non è quella dell’astronomo. E’ quella del regista. Liberati legge le parole di Sagan in inglese, ovviamente. Ma nel suo video ci sono i sottotitoli sia in inglese che in italiano. Ad accompagnare la voce narrante ci sono vari tipi di immagini e sequenze.

THE PALE BLUE DOT comincia con la ricreazione dell’Universo da parte del regista, attraverso “after effects”, ponendo al centro un punto luminoso di luce azzurra. Successivamente arrivano le sequenze vere e proprie girate da Liberati, un po’ usando il centro di Milano come location, un po’ riciclando sapientemente vecchie sequenze mai utilizzate di altri suoi cortometraggi. Ed è qui che risiede la bravura del regista: scegliere le immagini giuste per “dare un volto” alle splendide parole di Sagan. Brevissime sequenze, ma girate benissimo e soprattutto adatte alla “sceneggiatura”.

La sequenza finale riguarda “l’incrocio” tra due stormi di uccelli tra i palazzi di Milano, ed è bella in modo davvero sorprendente. Liberati, prima di THE PALE BLUE DOT, ha girato pochissimi corti. Ma sembra già avere una grossa padronanza del mezzo cinematografico. Oltre a ciò, sembra possedere una certa personalità. Sentiremo ancora parlare di lui, ne sono sicuro. Tornando a parlare di Carl Sagan, le sue parole toccano il cuore dello spettatore. Ci parlano di quanto siamo piccoli di fronte all’Universo. Ma anche di quanto la Terra sia tutto per noi. Ottima la scelta delle musiche, quanto mai “atmosferiche” e azzeccate, di Ross Bugden. THE PALE BLUE DOT: consigliato non solo agli amanti dell’astronomia, ma anche a chi ama la poesia che si esprime in immagini.

Voto: 8,5.