Home Serie tv The Outsider: La recensione della miniserie tratta dal romanzo di Stephen King

The Outsider: La recensione della miniserie tratta dal romanzo di Stephen King

C’è tutto Stephen King in The Outsider, miniserie distribuita da HBO e tratta dall’omonimo romanzo del Re.

La realtà e il sovrannaturale sono sullo stesso piano, si fondono, come se il tutto fosse da sempre normale.
C’è una cittadina, al centro di un feroce caso di omicidio di un bambino.
Ci sono poi dei personaggi, i protagonisti della storia, anime dal passato e presente molto tormentato.
Ci sono quelle atmosfere un po’ tristi e un po’ angoscianti.
E poi c’è il male.
Il male che qui si vede poco, troppo poco forse, ma che è sempre presente, si annida nelle vite (e non solo) dei protagonisti ed è sempre pronto a prendersi qualche anima, e a distruggere l’esistenza di chi lascia in vita.

I dieci episodi partono più come un crime, specialmente nelle prime due puntate, per poi prendere decisamente il tono kingiano della vicenda, che seppur si lascia vedere con non poca fatica (poca azione e molto spazio dato ai rapporti tra i vari protagonisti) è tecnicamente ben costruita.
Azzeccati i personaggi, dove spiccano le interpretazioni di Ben Mendelsohn nei panni del detective Ralph Anderson e quello dell’investigatrice privata Holly Gibney, interpretata da Cynthia Erivo.
Se la regia e le interpretazioni sono sicuramente da ricordare, la serie però non ha un ritmo che ne consente una visione facile e veloce.

Dopo le prime due puntate in cui si parte subito a mille, la parte centrale risulta troppo priva di azione, di sorpresa, e per essere di genere poliziesco e horror manca del protagonista principale: il cattivo.
Il male qui non ha una sua sembianza vera e propria, ma non vi diciamo altro, non c’è quasi mai, ne si percepisce la sua presenza solo per i morti che ogni tanto lascia per strada, e per il dolore che provoca ai cari delle vittime che rimangono in vita.
E sul finale ci aspettavamo anche per lui un trattamento davvero migliore.

L’impronta di King c’è, e si vede, ma questa volta, anche se brutto da dire, proprio quando arriva il marchio kingiano la serie perde un po’ di mordente, rimanendo comunque un prodotto che ha nella regia e nei personaggi i suoi elementi migliori.

 

 

 

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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