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The OA: serie innovativa o bluff?

The OA

Ringraziamo la nostra amica e fan Sara Angelica Bruno per la sua recensione di The OA!

Netflix propone un approccio innovativo con un tipo di serie sinora estranea alla proprio palinsesto: The OA. Ma i risultati sono contrastanti.

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Priairie, mistica protagonista

L’idea di amalgamare generi molto diversi fra di loro (si va dal thriller al mistico) è di per sé buona ed accattivante. Ma non tutti gli obbiettivi di questa serie centrano il bersaglio, lasciandoci in bocca il sapore del dubbio: vera innovazione o bluff (abbastanza) ben costruito?

Prairie Johnson, giovane donna scomparsa ormai da sette anni, ricompare tornando dai suoi genitori adottivi. E non fornisce alla polizia spiegazioni in merito alla sua sparizione. Al suo ‘ritorno’ ha riacquistato la vista : era cieca al momento della sua scomparsa.

Sceglierà di narrare la sua storia ad un piccolo gruppo di persone del tutto differenti fra loro. Fra essi una matura insegnante, ed un ragazzo che ha vinto una borsa di studio. Tutti loro sono infelici e segnati dalla mancanza di affetti famigliari.

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Priairie Johnson

Netflix esplora nuove commistioni tramite Il lavoro di Brit Marling e Zal Batmanglij, nomi noti al Sundance festival. E’ di certo un’iniziativa coraggiosa. Sinora il colosso on demand made in Usa ha proposto sempre serie basate su temi ben precisi e facilmente individuabili. Ciò non significa però che questo ‘esperimento’ sia di conseguenza un netto successo.

The OA ha messo in serie difficoltà la critica, dal momento alterna fluidi momenti d’interesse a notevoli perplessità nella mente dello spettatore. Il generale senso di passività non aiuta a facilitarne la comprensione.

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Uno dei fedeli amici di Prairie

Il personaggio principale, la bionda ed eterea Prairie, è molto particolare. Fornisce allo spettatore il suo punto di vista, ma la sua mente è offuscata. Quindi non si è in grado di conoscerne la veridicità.

Non viene data importanza alle opinioni degli altri personaggi, e questo costituisce un altro handicap alla serie. I compagni di sventura durante il suo sequestro o le persone a cui narra la sua vicenda, agiscono senza voce in capitolo. Essi lasciano campo libero soltanto alla protagonista. Essa è troppo spesso passiva, a tratti estatica; elementi questi che la rendono poco credibile.

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La protagonista

La chiave di lettura di The OA è l’allontanarsi il più possibile quindi dalla veridicità dei fatti, sospendendo la logica per lasciarsi guidare in direzione del misticismo. Ne è un esempio la figura che affianca Prairie proprio in questa dimensione, ossia Khatun.

Questa donna (un personaggio indecifrabile, a metà fra una sacerdotessa orientale e l’incarnazione della Morte) le appare nelle sue esperienze pre-morte. Essa le indica la via da seguire ed il significato delle sue esperienze. E’ una figura mistica, vestita con forti connotazioni etniche mediorientali, il cui agire è nebuloso sin dalle prime battute.

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Khatun e Prairie da piccola

Fra il mistico naif ed il drammatico la serie procede con troppa lentezza. Diluisce i momenti drammatici in una salsa new age un po’ indigesta, per concludersi in un modo disorientante se non francamente risibile.

Se dovesse esserci un seguito a questa prima stagione, c’è da augurarsi che il tutto prenda una direzione più decisa e ‘solida’. Ciò non escluderebbe la via dell’intreccio di più generi. Ma ci vuole una mano più ferma nel dare un senso a fatti compiuti ed a premesse.