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The Kid – Il western secondo Vincent D’Onofrio

Il 14enne Rio Cutler (l’esordiente Jake Schur), è in fuga con la sorella maggiore Sara (Leila George) verso la città di Santa Fe. Il ragazzo ha ucciso il violento padre mentre si scagliava brutalmente nei confronti dell’inerme moglie. I due ragazzi colti sul fatto dal cattivo zio Grant (Chris Pratt), rubano un cavallo e scappano. Strada facendo incrociano la stessa strada del celebre Billy The Kid (Dane DeHaan) proprio quando il malvivente sta per essere arrestato dall’altra icona western Pat Garrett (Ethan Hawke).

Ma il giovane Rio rimane affascinato dalla figura di Billy e il loro incontro finirà col diventare un lungo e violento on the road tra le polverose strade del Nuovo Messico.

The Kid è l’opera seconda dell’attore Vincent D’Onofrio dopo il discutibile musical horror Do not Go in the Woods del 2010. Il regista, celebre per l’iconica e stanislavskijana parte di “palla di lardo” in Full Metal Jacket, nel capolavoro Kubrick.

D’Onofrio rende il cast il protagonista assoluto del suo film. Opera corale che si avvale un parterre di attori d’indubbio talento, The Kid cerca di rispolverare il genere western. Ma per un’operazione del genere o sei un colonna come Eastwood o Peckinpah, oppure giochi con gli stilemi del genere, disgregandolo a monte. A riuscirci di recente c’è stato ad esempio S. Craig Zahler con Bone Tomahawk. D’Onofrio invece preferisce una rispettosa opera di recupero, tanto pavida quanto senile nei confronti del genere e soprattutto della storia. A raccontare la leggenda di Pat Garrett e Billy Kid sono stati in tanti. Cinema, televisione e letteratura. Ovviamente è impossibile non pensare all’omonimo capolavoro del 1973 targato Sam Peckinpah. Uno che il western l’ha rivoltato come un vecchio calzino. Proprio il coraggio di osare tecnicamente e la profondità psicologica dei personaggi, sono ciò che più manca al film di D’Onofrio.

Peccato perché c’erano alcuni spunti interessanti. Ad esempio il “the kid” a cui fa riferimento il titolo della pellicola non è in realtà il celebre delinquente biondo Henry McCarty, bensì il piccolo Rio. L’idea dello sceneggiatore Andrew Lanham era proprio quella di raccontare il processo di fascinazione ed emulazione del ragazzo nei confronti di Billy. Facendo ciò, agganciarsi a temi più universali, come l’appeal del male e l’isteria iconica bonnieclydiana (e compagnia sparante).

Non importa la verità, importa solo la storia che racconteranno su di te” dice Ethan “Pat” Hawke, facendo intravedere alcune delle inespresse intenzioni dello sceneggiatore.

Tra le curiosità invece, spicca la presenza della bella Leila George nel ruolo di Sara. L’attrice è infatti figlia del regista e dell’attrice italoaustraliana Greta Scacchi, a cui assomiglia come fossimo in una Delorean cinematografica.

Forse l’unico viaggio nel tempo (della storia del cinema) per un film non brutto, ma un po’ lento e derivativo.