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The Circle: la deriva totalitaria di Internet

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Quanto può essere pericolosa la tecnologia digitale? Come vi comportereste se la vostra vita venisse resa “trasparente” 24h/24 worldwide? Da queste domande prende spunto The Circle, film di fantascienza distopico tratto dall’omonimo romanzo di Dave Eggers (2013).

The Circle è la più grande Internet company del mondo, un mix tra Google + Facebook + Apple in grado di sviluppare una tecnologia social con ramificazioni in tanti ambiti diversi del quotidiano. Mae (Emma Watson) è una ragazza intelligente che fa un lavoro che odia, sotto retribuita ed insoddisfatta. Un giorno succede che la sua amica riesce a procurargli un colloquio verso l’ambitissima azienda in cui lavora (The Circle, of couse). Mae supera il colloquio ed entrerà nell’immensa famiglia di The Circle: una sorta di mondo parallelo una sede fantastica, futuristica, sofisticata, piena di verde e pulizia con migliaia di giovani che svolgono attività ludiche insieme che fa tanto Google campus. E un capo carismatico, un imprenditore guru alla Steve Jobs (ovviamente), geniale e visionario, che tiene settimanalmente piccole riunioni idealiste con tutti i suoi dipendenti in cui mostra come le loro fantastiche tecnologie che stanno sviluppando possono cambiare il mondo.

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Abbindolata da slogan come ‘La conoscenza è bene, la conoscenza totale è anche meglio‘ Mae accetta di prendere parte ad un esperimento e diventare trasparente al mondo, cioè dare a tutti gli utenti del social di The Circle la possibilità di spiarla 24h/24. Un moderno Grande Fratello di Orwelliana memoria gestito da un’azienda che cerca di camuffare il proprio totalitarismo in idealismo.

The Circle affronta temi importanti e di grande attualità: le tecnologie social che influiscono nella vita quotidiana privando le persone di ogni privacy, il rischio della democrazia diretta, la condivisione ad ogni costo, l’idea di cambiare il mondo tramite le tecnologie e fare cose fantastiche che in realtà sono terribili (videocamere minuscole nascoste ovunque per spiare chiunque, fate un po’ voi). Il problema è che le tocca sempre in maniera superficiale senza mai affondare il coltello come dovrebbe, denunciando i pericoli delle tecnologie senza però cercare una risposta alternativa.

Riguardo questo è molto più funzionale Black Mirror. Ecco Black Mirror, forse il problema di The Circle è essere arrivato dopo il successo mondiale della serie inglese che già ha magistralmente analizzato gli effetti della deriva tecnologica sull’uomo.

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James Ponsoldt, autore dei sottovalutati e notevoli The Spectacural Now e soprattutto di The end of the tour, qui al salto al cinema più mainstream, riesce solo a metà nel suo intento rimanendo in una superficie che guarda più alla forma delle architetture della new economy, alla grafica, al design dei prodotti elegante ed accattivante, piuttosto che andare a fondo nel contenuto.

Ineccepibile come al solito Tom Hanks che procede con il pilota automatico, nel ruolo del visionario guru di The Circle ed in parte la protagonista Emma Watson, al netto delle faccine. Ma anche nella caratterizzazione dei personaggi secondari Ponsoldt non riesce ad essere chiarissimo perdendo completamente di vista quello di John Boyega: sembra avere un ruolo chiave come uno degli ideatori del software di TroYou, pentito e fuggito dall’azienda una volta capito l’andazzo totalitario che stava prendendo, ed inspiegabilmente abbandonato per strada lungo la storia.

Quello che rimane di The Circle è un buon film nella forma, piacevole e che intrattiene si ma che avrebbe potuto e dovuto essere molto di più nel raccontare il totalitarismo distopico di Internet. Peccato.

VOTI FINALI
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Chief editor e Co-fondatore

Cresciuto a massicce dosi di cinema, fin da giovane età veniva costretto dal padre a maratone e maratone di Spaghetti-Western. Leggenda narra che la prima frase di senso compiuto che uscì dalla sua bocca fu: “Ehi, Biondo, lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima……” Con il passare del tempo si è evoluto a quello che è oggi: un cinefilo onnivoro appassionato di cinema in ogni sua forma che sia d’intrattenimento, d’autore o l’indie più estremo. Conteso da “Empire”, “The Hollywood Reporter”, “Rolling Stone”, ha scelto Jamovie perché, semplicemente, il migliore tra tutti.