Home Serie tv Tales from the Loop

Tales from the Loop

loop

Di recente su Amazon Prime Video, Tales from the Loop deriva dalle mani geniali dell’artista Simon Stalenhag, di cui potete ammirare le opere qui.

Parliamo di retrofuturismo rurale (in tal senso, anche Jakub Różalski è un maestro), ovvero una fantascienza vintage e malinconica, fatta di vasti panorami naturali o comunque di elementi ‘normali’ per la nostra civiltà in cui si inseriscono enormi macchine, robot più o meno antropomorfi; costruzioni vaste spesso in stato decadente, a ricordo di una tecnologia che prometteva più di quanto probabilmente è riuscita a dare.

Nel migliore dei casi.

Impossibile non lasciare un retrogusto amaro, nostalgico nel dipingere un futuro che fu: sensazioni forti che sono ben vive nelle opere di Stalenhag, Tales from the Loop ed Electric State

tales from the loopChi scrive è rimasto ammaliato da Electric State…me ne aspetto un film.

La produzione Amazon è estremamente fedele per estetica e per tematiche all’originale; non poche scelte coraggiose sono state fatte per questa serie, scelte che di certo la rendono poco appetibile ai più.

Una quasi-antologia

In un contesto univoco, ovvero una cittadina i cui sotterranei ospitano il centro di ricerca Loop, ogni episodio vede un diverso protagonista. O quasi.

A differenza di una classica antologia, tutti i personaggi sono legati non solo in qualità di abitanti della suddetta, ma per vincoli di sangue e/o affettivi. A essere coincisi, potremmo accentrare la serie su una famiglia di tale cittadina

L’impianto narrativo che ne consegue è, sulle prime, contorto: fermarsi al primo episodio può portare ad errate analogie con Dark ma già dopo aver visto Transpose si prende atto di come dare un senso alla serie senza averla terminata è un’utopia.

Scifi emozionale

La fantascienza di Tales from the Loop non indugia su tecnologia e spiegazioni scientifiche, tutt’altro. Nella quasi totalità degli episodi l’avvenimento fantascientifico è mero plot device per scandagliare la natura umana davanti a vita, amore, morte.

E l’ineluttabilità del tempo.

Il tutto viene centellinato, esasperato da tempi dilatati, musica drammatica e sottotesti esistenziali che rendono la serie poetica sì, ma anche obiettivamente di non facile visione.

E’ indubbio che a livello narrativo un minutaggio ridotto avrebbe giovato da questo punto di vista; ma è altrettanto vero che le sensazioni cui Tales puntava a trasmettere sono esse stesse figlie del tempo, di un coinvolgimento dello spettatore cui viene richiesta attenzione totale.

Diversi registi per gli episodi, diversi i risultati: il punto più alto si ha con gli episodi 7 e 8 (di Ti West e Jodie Foster, per dire); mentre il centrale Control è quello che forse ha meno da dire rispetto alla durata dell’episodio.

 

Tales from the Loop è una visione oserei dire coraggiosa in questi tempi davvero particolari, in cui trovare più facilmente uno scenario distopico fuori dalla propria finestra che sul proprio schermo. Anche solo per questo, una visione necessaria.