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Spring – un film che non parla di primavera

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Dando una categoria a Spring, ho già spoilerato. Si, perché la potenza in questa pellicola indie è nel fatto che per un discreto minutaggio non capirete dove andrà a parare.

Evan (Pucci, il genio che evoca il male nel remake di Evil Dead) è un ragazzo a cui la vita gioca davvero delle carte orrende. A ridosso del lutto della madre, si ritroverà più o meno costretto a un viaggio: sceglierà l’Italia, conoscerà alcuni ragazzi, forse la donna dei sogni (dei sogni di tutti, direi..)

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Non è quel periodo del mese.

Drammatico, road-trip, sentimentale? Passerà una buona mezz’ora prima che Spring vi tiri un osso,  e anche allora qualche falso indizio potrebbe portarvi e tentare invano di capire con che avete a che fare…lo spetttore non ha modo di essere avanti rispetto il film, ed è una cosa tutt’altro che scontata nelle pellelicole odierne.

Certamente col senno di poi la parte introduttiva si poteva accorciare, così come il dilungarsi in panorami e sviluppi narrativi non necessari dà l’idea di voler allungare il brodo, ma Spring sa stupire, dà una spiegazione a quello che accade, racconta una storia sensata. Di nuovo, fattori purtroppo non banali oggi.

Non fate però lo sbaglio di vederlo cercandoci qualcosa che non è: siamo di fronte,  pur se con contaminazioni horror/scifi, ad un film d’amore.

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Direttore e Fondatore

Il lavoro e la vecchiaia incombono, ma da quando ho memoria mi spacco di film di fantascienza, dove viaggio di testa fino a perdermi, e salto in piedi sul divano per dei tizi che si menano o sparano alla gente come fossero birilli. Addolorato dalla piaga del PG­13, non ho più i nervi per gli horror: quelli li lascio al collega, io sono il vostro uomo per scifi, azione e film di pistolotti metacinema/mental/cose di finali tripli.