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Il nuovo Spider-Man: Homecoming, la recensione!

Uscito nelle sale italiane il 6 Luglio, Spider-Man: Homecoming è un film che cerca di risollevare le sorti dell'Uomo Ragno degli ultimi film e ci riesce grazie a un cast brillante e a un'ottima sceneggiatura.

La vita si basa sulle priorità. Questo lo sa bene Peter Parker, quindicenne che, tra il ballo di fine anno e gare scientifiche, riesce anche ad aiutare signore che si perdono per la città e sventare rapine in banca. Nessun contrasto tra “grandi poteri” e “grandi responsabilità”, tipico dei film precedenti.

Il nostro Uomo Ragno si limita, almeno inizialmente, ad essere un esuberante ragazzino, tanto bravo a scuola quanto incapace con le ragazze, preso dal suo sogno di diventare un Avenger per riscattarsi e diventare finalmente qualcuno di importante agli occhi dei coetanei.

Tom Holland, il giovane Spider-Man

Marvel Studios e Sony Picture hanno voluto rendere più contemporaneo il buon vecchio Spidey. Ci ritroviamo infatti nella high school più in del quartiere, anno 2020 o giù di lì. Cellulari, alta tecnologia e linguaggio colloquiale, da adolescente che saluta il proprio amico con “zio”. Peter è tutto questo e anche qualcosa di più. Abbiamo uno Spider-Man innocente, che continua a combinare guai su guai, tanto che nemmeno con il costume più high-tech riesce ad essere il migliore: ci affezioniamo presto a questo supereroe che tanto super poi non è.

Tom Holland, ben calato nella parte grazie alla ritrovata leggerezza del personaggio, interpreta un Uomo Ragno la cui vita adolescenziale non viene complicata in modo particolare, se non per il fatto di dover tenere celata la doppia personalità. Difficile è invece gestire il mondo degli Avengers quando nessuno sembra credere nelle sue potenzialità. Peter sente ti poter diventare un supereroe a tutto tondo, ma i fatti lo smentiscono ogni volta, costringendolo così a fare i conti con il suo essere un “amichevole Uomo Ragno di quartiere” e niente più.

Ad aiutarlo in questo difficile percorso di formazione, vediamo l’amico Ned (Jacob Batalon), personaggio non particolarmente approfondito ma che funziona in modo ottimo come “uomo della sedia”, spalla di un Peter bisognoso di un compagno su cui fare affidamento.

Tony Stark in una scena del film

Tony Stark, interpretato dal Robert Downey Jr. di Avengers: Age of Ultron e Captain American: Civil War, fa le veci del maestro severo, che si arrabbia con un Peter combinaguai e cerca di metterlo in riga non appena i capricci del ragazzino tornano a galla con prepotenza. Per quanto ben caratterizzato, Stark non risalta in maniera particolare. Lo stesso si può dire per gli altri personaggi secondari, con l’eccezione della zia May, qui Marisa Tomei, che cerca di essere amica del nipote dandogli simpatici consigli su come approcciarsi alla ragazza di cui Peter è innamorato (Liz Allan, interpretata da Laura Harrier, che si sostituisce alle donne dell’Uomo Ragno cui i fan sono abituati).

È molto più riuscito, al contrario, il cattivo del film: Adrian Toomes, l’Avvoltoio, interpretato da un Michael Keaton credibilissimo quanto a recitazione e a motivazioni del personaggio, con tanto di colpo di scena finale.

Il villain del film, interpretato dal bravissimo Michael Keaton

Lasciamo a voi la sorpresa sottesa alla narrazione, anticipando solo che Toomes è un uomo frustrato i cui investimenti non sono andati a buon fine a causa del governo che gli ha sottratto un appalto. Decide così di unire la tecnologia aliena a quella umana per creare armi potentissime da rivendere sottobanco, il tutto non per manie di grandezza ma con il nobile scopo di occuparsi della propria famiglia. Un personaggio sfaccettato, dunque, le cui diverse sfumature lo rendono un villain umano e molto più vicino a Peter (e quindi a noi) di quanto non si potrebbe pensare.

Diretto bene, interpretato ancora meglio e scritto in modo brillante, il film riesce a non cadere nella banalità e, soprattutto, a non impantanarsi nel confine pericoloso tra film Marvel ed ennesima riproposizione del già visto e rivisto Peter Parker. La produzione si è infatti assunta tutto il rischio di un film che cercava di attirare i più giovani nel momento in cui andava a ripescare molti elementi dello Spider-Man originario, alcuni dei quali poi persi nel tempo.

Questa volta niente zio Ben, niente nascita dei superpoteri col morso del ragno radioattivo. Dando le origini per scontate, si fa l’occhiolino ai fan del vecchio Uomo Ragno (cosa per altro chiara anche da alcune citazioni tratte dal fumetto), rendendolo allo stesso tempo godibile per i ragazzini di oggi che non hanno mai visto i (più o meno) buoni Peter Parker che si sono succeduti negli anni.

Il regista Jon Watts riporta sul grande schermo uno Spider-Man giovane e vivace, che a conclusione del film ha finalmente la possibilità di diventare un “grande”, uno degli Avengers che ha sempre amato e tentato di imitare.  [MEZZO SPOILER] Posto di fronte al bivio “normalità vs eccellenza”, farà la scelta più matura, che lo renderà grande per davvero.

VOTI FINALI
Spider-Man: Homecoming
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Quando avevo sei anni e la maestra mi fece la classica domanda: "E tu, da grande, cosa vuoi fare?", la mia risposta fu, con tutto l'entusiasmo che avevo in me, "cinema, ovviamente!". Due minuti dopo scoprii, con mia grande delusione, che "cinema" non veniva considerato dagli adulti qualcosa che io potessi fare. E nemmeno un hobby troppo serio, a dirla tutta. Proprio per dimostrare il contrario (o forse per confortare la tesi della non serietà?) oggi sono qui, a scrivere per JAMovie. Che film prediligo? Non disdegno nulla, ma in particolare sono quella che scrive di film sconosciuti a tutti, a volte persino ai registi stessi, che pensavano di aver girato una pubblicità di biscotti e invece io ritrovo nel loro lavoro una riflessione sull'unità familiare nel meraviglioso momento del risveglio del XXI secolo. Le pubblicità, però, le lascio volentieri a qualcun altro. Qui mi occupo di film outsider, recensioni e approfondimenti. Tutti per voi!