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A Simple Life. Una meraviglia tutta orientale

A Simple Life: un film toccante, che esprime tutta la grazia e la sensibilità della regista Ann Hui.

Alcune volte i dettagli rappresentano un valore aggiunto al film, altre volte ne sono l’essenza. A Simple Life rientra in pieno nel secondo caso perché la trama è costruita a partire dagli elementi solo all’apparenza marginali.

Qualora amiate il cinema orientale, i particolari da scoprire, la narrazione delicata, i temi universali, la regia sapiente – o anche uno solo di questi elementi – A Simple Life merita la vostra attenzione.

Quattro premi vinti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia del 2011 non vi convincono del tutto? Allora siamo qui per raccontarvi che cosa abbiamo scoperto con la visione del film della prolifica regista Ann Hui.

Abbiamo due avvertimenti. Primo: il film è tratto da una storia vera (quella di Roger Lee, produttore del film). Secondo: non potrete fare a meno di piangere.

La (finta) trama senza dettagli

Ci troviamo a Hong Kong. Ah Tao (Deanie Ip, Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile) è un’anziana domestica che ha sempre condotto una vita semplice, come recita appunto il titolo del film. Ah Tao ha cresciuto Roger (Andy Lau), un giovane produttore cinematografico che, nonostante la propria posizione lavorativa, non ha grilli per la testa: è grato ad Ah Tao per essere stato allevato con amorevoli cure e squisiti manicaretti.

A seguito di un infarto, Ah Tao decide di andare in pensione e ritirarsi in una casa di riposo. Il soggiorno, che viene pagato da Roger in segno di riconoscenza, apporta dei benefici nella vita della donna. Nell’istituto per anziani Ah Tao ritrova infatti un mondo adatto a lei: fa amicizia con persone tanto eccentriche quanto solari e capaci di slanci umanitari.

Ah Tao ha dedicato la propria vita alla famiglia di Roger: giunta ai suoi ultimi anni, la donna non ha nessuno accanto, se non il giovane. Le giornate di ricovero trascorrono tranquille, tra riabilitazione e incontri col “figlioccio”. Nessun evento particolare sconvolge i suoi ultimi giorni né Roger dà una svolta alla propria vita. Eppure, il film va avanti. Cos’avrà mai da mostrarci ancora?

La macchina da presa continua a muoversi con delicatezza tra i pochi ambienti in cui Ah Tao si sposta. La regista Ann Hui dimostra grande sensibilità nel cogliere i sentimenti della amah, la quale viene ritratta come un eroe moderno.

Per gli occidentali è difficile immaginare la solitudine di queste persone. Pensiamo però che si tratta di ragazze giovanissime che lasciano le proprie case per dedicarsi a una famiglia diversa da quella di origine; lavorano anche per sessant’anni al servizio di un unico nucleo familiare, poi, una volta in pensione, rimangono spesso senza alcun affetto che le sostenga.

La (vera) trama: i dettagli

Non abbiamo ancora ripreso i dettagli di cui abbiamo accennato all’inizio. Eccoci qui a capire di quali rimandi è intessuta la sceneggiatura.

Innanzitutto, il film è costellato di cameo relativi al cinema orientale. Questa non è poi una così grande sorpresa, ma una certa gioia nel riconoscere registi di cui si sono visti i film è sempre assicurata (Roger Lee ha lavorato per anni a Red Cliff, film epico e tutt’altro che intimista a cui si fa riferimento in A Simple Life).

Secondo punto, i ruoli e i compiti che ognuno riveste nella propria vita sono presentati come passeggeri, soggetti a cambiamento. Si pensi ai continui errori che le persone commettono nei confronti di Roger: viene scambiato una volta per un tecnico e un’altra per un cameriere. Come noi ben sappiamo niente di tutto questo è vero: Roger svolge l’importante ruolo di produttore di film.

Questo meccanismo, all’apparenza un escamotage simpatico per alleggerire la tensione, è in realtà il modo con cui il film presenta più e più volte temi importanti.

Un esempio: il rapporto Ah Tao-Roger

All’inizio è Ah Tao che veglia sul ragazzo (gli impedisce di mangiare cibi che potrebbero fargli male), mentre alla fine è lui che si prende cura di lei, malata e fragile. Roger, da giovane che ha ancora tanto da imparare, diventa la figura autorevole e matura: potrebbe portare Ah Tao in una clinica molto meno costosa o non tornare a trovarla, come succede ad altri personaggi che vivono insieme alla donna, ma non sarà questa la sua scelta. Il giovane non può infatti dimenticare che cosa ha rappresentato Ah Tao per la sua famiglia: non una domestica, né una cuoca. Nemmeno una baby-sitter. Per la sua famiglia ha significato qualcosa di più: «è stata un dono del cielo».

Così come “dono del cielo” sono le tantissime donne che a Hong Kong e nel resto del mondo dedicano la propria vita alla cura di intere generazioni. A Simple Life è un film poetico che celebra i sacrifici di queste persone e denuncia la solitudine in cui spesso si ritrovano alla fine della loro esistenza spesa per gli altri.

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Quando avevo sei anni e la maestra mi fece la classica domanda: "E tu, da grande, cosa vuoi fare?", la mia risposta fu, con tutto l'entusiasmo che avevo in me, "cinema, ovviamente!". Due minuti dopo scoprii, con mia grande delusione, che "cinema" non veniva considerato dagli adulti qualcosa che io potessi fare. E nemmeno un hobby troppo serio, a dirla tutta. Proprio per dimostrare il contrario (o forse per confortare la tesi della non serietà?) oggi sono qui, a scrivere per JAMovie. Che film prediligo? Non disdegno nulla, ma in particolare sono quella che scrive di film sconosciuti a tutti, a volte persino ai registi stessi, che pensavano di aver girato una pubblicità di biscotti e invece io ritrovo nel loro lavoro una riflessione sull'unità familiare nel meraviglioso momento del risveglio del XXI secolo. Le pubblicità, però, le lascio volentieri a qualcun altro. Qui mi occupo di film outsider, recensioni e approfondimenti. Tutti per voi!