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Shrew’s Nest (Musaranas) – 2014

Che gli spagnoli fossero bravi nella settima arte già lo sappiamo da tempo. Quello che forse non tutti sanno è che stanno da qualche anno creando delle produzioni “home-made” sul genere thriller\horror con un organizzazione sempre più collaudata.

 

Possono contare inoltre su una cosa non da poco.
Il famoso regista spagnolo Alex de La Iglesia ha una casa di produzione tutta sua, la Pokeepsie Films, e con questa aiuta giovani registi suoi connazionali che hanno pochi mezzi economici ma buonissime idee.
Lui mette la grana, attori spagnoli di primo ordine, e poi vengono fuori lungometraggi davvero notevoli.
Come “Musaranas”, del duo di giovani registi
Juanfer Andrés, Esteban Roel. Un film incredibile, con l’agorafobia tra i protagonisti, una pellicola su segreti mai svelati, su verità spaventose tenute nascoste.
Tutte contenute all’interno di un piccolo appartamento della Spagna franchista degli anni 50.
Un thriller che poi sfocia elegantemente nell’horror, senza fozature, con la giusta dose di violenza e dove a spaventare di più non è il sangue che vediamo scorrere ma quelle verità di cui parlavamo poc anzi.

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Cattiva, ma non potrete non sentirvi attratti da lei

Quelle contenute dentro quella piccola casa in cui vivono due sorelle. La maggiore, Montse, è una donna molto religiosa, molto protettiva, ossessiva quasi (senza il quasi), e con un agorafobia ormai all’ultimo stadio che le impedisce persino di mettere anche un solo piede fuori dall’uscio di casa, pena gravi conati di vomito e malessere generale. Oltre a questo la donna deve badare alla sorella minore, appena diciottenne, che invece respira libertà e voglia di indipendenza da ogni poro della sua giovane pelle. Il loro passato è già stato molto travagliato, causa problemi familiari che non stiamo a spoilerarvi più di tanto.
Ma quel che è peggio, è che anche il presente sta per portare il suo conto. Il conto ha le spoglie di Carlos, baldo giovane che d’improvviso irrompe nella vita e nella casa delle due sorelle. 

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La sorella buona

Ma una volta venuto in contatto con Montse, i segreti che quella casa custodiva, aumentano a dismisura, fino ad esplodere.
Il film del duo Juanfer Andrés, Esteban Roel parte da thriller come dicevamo per poi sfociare nell’horror.
Sempre in maniera coerente e lineare, senza forzature particolari.
Altro elemento positivo a favore del duo di registi è il modo in cui hanno saputo gestire una storia piena zeppa di avvenimenti, segreti, bugie e verità nel piccolissimo spazio dell’abitazione delle due sorelle.
Una camera da letto, un corridoio ed una cucina. Mai potevamo pensare che in così poco spazio possano accadere chissà quante cose e svilupparsi così tante vicende. E poi lei, il valore aggiunto della pellicola.
Montse, cui presta anima e corpo Macarena Gomez, 50 kg che recitano tutti insieme, dal primo all’ultimo, dalla testa ai piedi, passando per occhi (favolosi), sguardo, bocca, ed ogni altro singolo muscolo. 

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Non è una veglia funebre, ma poco ci manca

Mai così pochi chili avevano pesato così tanto sulla riuscita (più che ottima) di un film.
Livello tensionale che non si prende nemmeno una pausa.
Ogni evento \ personaggio no è mai messo li a caso, ma ha il suo perchè.
Una pellicola che può ricordare un po’ uno dei libri \ film più conosciuti di Stephen King (vediamo se indovinate quale), ma che poi in realtà non gli assomiglia per nulla, perchè prende tutta un’altra strada.
L’agorafobia e tutto ciò che essa comporta sono portate all’estremo.
E non a caso parliamo di agorafobia mentre siamo nel pieno di una dittatura.
Ultima trovata geniale, è ancora lei, Montse, il Villain della situazione. Un villain con cui difficilmente il 100% degli spettatori si schiererà contro, nonostante le sue azioni.

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E il quadro è ben fissato a parete

E se i registi riescono a dividere il pubblico anche su un personaggio negativo, allora la ricetta è riuscita. Il film, non è ancora stato distribuito nelle sale italiane.
E visto il parere positivo che ne ho avuto dopo la visione, e quello molto meno positivo che ho sulle scelte di film che in Italia vengono proiettati in sala, vi consiglio caldamente, anzi più che caldamente, di andarvelo a recuperare altrove il prima possibile. Gli spagnoli negli ambienti chiusi, che nascondono verità malsane, segreti oscuri, ci sanno fare bene. Molto ma molto bene. E ricordandoci un altro esempio ben riuscito in cui la vicenda si svolgeva tutta in interno, “Bed Time”, qui in “Musaranas” c’è ancora lui.
Stiamo parlando di Luis Tosar, una persona da cui in “Bed time” era meglio stare alla larga.