Home Rubriche Oriente Sayonara, sensei Takahata: Una Tomba per le Lucciole (1988)

Sayonara, sensei Takahata: Una Tomba per le Lucciole (1988)

Perché le lucciole muoiono così presto?”, chiede la piccola Setsuko a Seita, il suo fratellone. Il dramma dell’esistenza, la realizzazione della caducità della vita. Perché le lucciole muoiono così presto? A 82 anni, pochi giorni fa, ci ha lasciati Isao Takahata, un uomo che non ha bisogno di presentazioni. 82 anni sono molti ma la sua morte è giunta troppo presto, come quella di una lucciola. Il cinema aveva ancora bisogno della sua arte. Per commemorarlo, in questo articolo parleremo molto brevemente del suo capolavoro, Una tomba per le lucciole, un film dalla potenza devastante, che per tutta la sua durata non cessa mai di colpire forte al cuore dello spettatore. Si tratta di un war movie in cui la guerra non viene vista con gli occhi ricolmi d’ira e di odio di un soldato ma con quelli innocenti e spaventati di Setsuko e Seita, una bambina ed il suo fratello maggiore.

Veniamo resi partecipi del peregrinaggio dei due protagonisti dopo che un bombardamento, avvenuto nel giugno del 1945, ha distrutto la loro casa, insieme a molte altre. Un paesaggio devastato dalle fiamme sancisce l’inizio del loro vagare alla ricerca di un rifugio in cui ripararsi e di cibo con il quale sopravvivere. Nonostante la tragica situazione nella quale si trovano costretti, Seita si dimostra un ragazzo forte e coraggioso, costantemente alla ricerca di un modo per rallegrare la piccola sorella, di non farla pensare all’orrore che davanti ai loro occhi si sta sviluppando. Li vediamo, così, giocare, correre, ridere e scherzare suscitando anche un po’ di sdegno in alcuni adulti, troppo stolti per capire, così impegnati nelle loro attività da “grandi” che non riescono ad immedesimarsi nei due protagonisti e li rimproverano perché non si rendono utili per l’Impero, come fa più volte la zia dalla quale si fanno ospitare. Seita e Setsuko si ritrovano così da soli contro il mondo e contro la guerra, alla ricerca costante di aiuto, sebbene l’unico aiuto sul quale possano veramente fare affidamento e quello che l’uno può ricevere dall’altra.

Una tomba per le lucciole non è il classico film d’animazione che si attacca ad un’idealizzazione della realtà e, anzi, cerca di mostrarla nel modo più crudo possibile, creando una storia dalle atmosfere che ricordano quelle cupe e disperate del neorealismo italiano. L’orrore della guerra si fa così gelido e devastante non per mezzo di immagini violente, quasi del tutto assenti, ma grazie alle azioni dei personaggi principali e soprattutto secondari, che, se inizialmente si mostrano solidali verso i due giovani protagonisti e cercano in tutti i modi di aiutarli, si fanno più egoisti, mentre il Giappone viene lentamente divorato dagli Stati Uniti, inginocchiandosi al nemico. L’animazione meravigliosa di Takahata e del suo team è fluida e dettagliata, in pieno stile Ghibli, mentre gli sfondi, talvolta, restano immobili come pietre tombali ad osservare la tragedia che si sta svolgendo dinnanzi a loro.

Questo non è un film sul quale spendere un fiume di parole, è un film che non deve essere “saputo” ma vissuto, più e più volte, infiltrandosi nelle trame dense di orrore e tenerezza che compongono il tessuto di Una tomba per le lucciole. Con questo capolavoro, Isao Takahata ha regalato al pubblico una visione diversa della guerra, una visione che si insinua nel cuore dello spettatore, ferendolo come un pugnale. Una tomba per le lucciole è un film indimenticabile ed imprescindibile per qualunque appassionato di cinema, un film che ha iscritto per sempre il nome di Takahata nel novero dei Maestri della settima arte. Takahata mancherà per sempre al suo pubblico ed al cinema in generale.

Perché le lucciole muoiono così presto?”. Sayonara, sensei Takahata.