Home recensioni biografico Rocketman – La Recensione

Rocketman – La Recensione

E’ il 1951, siamo a Pinner, una piccola cittadina del Middlesex in Inghilterra. C’è un ragazzino di appena tre anni, si chiama Reginald Kenneth Dwight. Dopo aver ascoltato alla radio The Skater’s Waltz, Reggie suona al piano della nonna la stessa identica melodia. Ci mette un attimo la famiglia ad intuire l’enorme potenziale musicale di quel timido fanciullo.

Ma non è tutto rose e fiori. Il padre, grande appassionato di jazz è anaffettivo e completamente disinteressato alla vita del figlio. Mentre la madre è un po’ svagata e ha qualche problemino con l’alcool. Ma è proprio lei a far ascoltare a Reginald i dischi di Elvis e Bill Haley & His Comets. Per il ragazzo è un’epifania. Da timido fanciullo occhialuto, ben presto Reggie diventa un artista dotatissimo. A soli 22 anni, grazie alla sua prima casa discografica, si esibisce al mitico Troubadour di Los Angeles (la scena più bella del film). Reginald Kenneth Dwight ora non esiste più, è stato definitivamente scalzato da un eccentrico performer, anzi da un Rocketman che risponde al nome di Elton John. E’ l’agosto del 1970 e siamo solo all’inizio.

Dopo il clamoroso successo commerciale di Bohemian Rhapsody, il regista Dexter Fletcher ci riprova con un nuovo biopic musicale.

Ma questa volta si prende il merito del film sin dal principio. Se infatti per la pellicola sui Queen, Fletcher era stato chiamato per sostituire Brian Singer, dopo che una sua assenza ingiustificata aveva bloccato le riprese, per Rocketman, il regista gallese fa tutto da solo. O quasi. L’indiscusso protagonista del film è infatti Taron Egerton (Kingsman e Robin Hood). L’attore si fa carico non solo di dare corpo e anima, nell’interpretazione di Elton John, ma ci mette anche la voce (incredibile) e una performance che non ha niente da invidiare a quella di Rami Malek per il complesso ruolo di Freddie Mercury.

Diciamo subito che rispetto a Bohemian Rhapsody, Rocketman è più un musical. Fletcher va a scuola da Bob Fosse e s’inspira a pellicole come All That Jazz, senza però rinunciare al racconto di una vita di eccessi e canzoni.

Il film si concentra molto sulle carenze affettive del musicista britannico e sulla sua fraterna amicizia con Bernie Taupin autore dei testi di molti dei suoi successi. Poi c’è anche il cattivone, il produttore John Reid, che con Elton John ha avuto un lungo sodalizio professionale e sentimentale, interrotto bruscamente nel 2000. Lo stesso John Reid produttore dei Queen e interpretato prima da Aidan Gillen per il film della scorsa stagione e dal tenebroso Richard Madden per Rocketman.

E poi ci sono 22 canzoni meravigliose tra le più celebri scritte dalla coppia John/Taupin, da Tiny Dancer a Bennie And The Jets, da Sorry Seems To Be The Hardest Word a Your Song, fino ovviamente a Rocketman. C’è spazio anche per l’inedito e I’m Gonna composto appositamente per la pellicola e cantato in duetto con il sorprendente protagonista Taron Egerton.

Peccato solo per le didascalie finali e quel tono agiografico con il quale si chiude il film.

Per il resto Rocketman non riscuoterà il successo di Bohemian Rhapsody, ma di certo è riuscito laddove il film su Mercury aveva sbagliato: raccontare prima la vita di un uomo e poi quella dell’artista.