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Return to Sender – Recensione del thriller con Rosamund Pike

Return to Sender

Miranda Wells (Rosamund Pike) è un’infermiera di una piccola cittadina che aspira a diventare chirurgo. Da mesi la donna ha organizzato un appuntamento al buio con lo sconosciuto Kevin, amico di una sua collega di lavoro. L’appuntamento, però, non va come sperato: Miranda subirà una violenta aggressione, cambiando irreversibilmente. Le cose cominceranno a complicarsi quando comincerà ad avvicinarsi al suo aggressore.

Return to Sender
Shiloh Fernandez e Rosamund Pike in una scena del film.
Return to Sender è un thriller psicologico del 2015 diretto da Fouad Mikati, che vede come assoluta protagonista l’impavida Rosamund PikeA primeggiare – per fortuna – è proprio la poliedrica attrice britannica, che regge su sé stessa l’intero peso del film. Un film, questo, che costruisce pathos e aspettative sul plot twist iniziale (il momento più significativo del film, ma anche il picco più riuscito e interessante). Return to Sender scopre sin da subito le carte in tavola – con una sequenza dura, toccante, quanto edulcorata -, e lo si può considerare come un pregio. Se non fosse che la tensione e l’attenzione vadano scemando pian piano, quando la sceneggiatura si rivela non solo incerta, ma anche un cliché.
Un gran peccato, dal momento che i primi venti minuti di Return to Sender colpiscono nel segno. L’intreccio successivo riesce a tratti anche a offrire intuizioni sorprendenti (l’ambigua dinamica tra vittima e carnefice, – vedasi le scene ambientate in carcere).
Return to sender
Rosamund Pike è Miranda Wells in Return to Sender.
Stratosferica come al solito Pike, la quale ha già ampiamente dimostrato al pubblico quanto sia capace nell’interiorizzare e interpretare qualsiasi ‘veste’. In parte e convincente l’indovinato Shiloh Fernandez, che torna finalmente in un ruolo importante dai tempi de La casa di Alvarez. Si segnalano alcuni risvolti psicologici solo inizialmente accattivanti, lo sviluppo interiore dei personaggi e alcune trovate simpatiche (es. lo scherzetto della mano).
Purtroppo, però, Mikati scade in uno sviluppo eccessivamente derivativo e insipido, per giungere a una risoluzione finale priva di mordente. Non bastano, infatti, un ammiccamento a Stephen King (Misery) e un cast di livello (come il bravissimo e invecchiato Nick Nolte nel ruolo del padre di Miranda) per realizzare un film efficace. Quel che manca forse è un po’ di coraggio.