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Il Re Leone – tra “iper- realismo” ed emozioni

Esce il 21 Agosto nelle sale italiane, Il Re Leone, live action dell’omonimo successo Disney, ancora nel cuore di un’intera generazione. Il film si distingue per un uso della CGI perfetto, oltre il realismo, e per un’aderenza totale al cartone originale. Ciò ha reso la critica molto severa.

 

“E’ una giostra che va, questa vita che
Gira insieme a noi e non si ferma mai
E ogni vita lo sa che rinascerà
In un fiore che fine non ha”

Chi di noi non ha letto queste righe cantando? Chi di noi non ha immaginato Rafiki che innalza il cucciolo Simba sulla Rupe dei Re, davanti ai sudditi inchinati? Inutile, il Re Leone, rimane un classico intramontabile, da vedere e rivedere. Proprio per questo la notizia di un live action ha destato stupore e attese negli animi nostalgici che con il classico Disney sono cresciuti e hanno pianto.

Il film in CGI è uscito nelle sale italiane da poche settimane e vanta la regia di Jon Favreau, già a capo di un altro live action, Il Libro della Giungla del 2016. Mentre la sceneggiatura è stata affidata a Jeff Nathanson (Prova a Prendermi, Pirati dei Caraibi). Nonostante – e forse per per questa ragione – le aspettative molto alte, la critica ha giudicato il Re Leone in maniera molto severa. Il parere comune è che esso non tolga e non aggiunga nulla alla collezione Disney.

E’ ormai ben visibile come negli ultimi anni, il panorama dell’animazione per famiglie si stia consolidando verso la strada dei live action. Alcuni di questi hanno apportato diversi cambiamenti ben escogitati, pur rimanendo fedeli alla materia originale. Un esempio fra tutti, è la Bella e La Bestia. Altri ne hanno modificato atmosfere e percezioni. Citiamo proprio Il Libro della Giungla, dai toni molto più cupi. Il Re Leone è diverso dagli altri. La storia non ha subito alcuna variazione. Vengono ripresi gli stessi eventi e le stesse scene del cartone animato. Non vi è alcuna differenza con l’originale, se non nella durata. Se il classico toccava gli 88 minuti , il film ne prende 118.

Il vero problema non è la fedeltà assoluta nell’originale. Forse serviva un live action che riprendesse fedelmente una storia così amata quanto quella del Re Leone. Ciò rende sicuramente più difficile un approccio alla modifica. Le emozioni si sentono e chiaramente, il pubblico di qualunque cinema ha sicuramente canticchiato ,durante la visione, le stesse canzoni ascoltate per la prima volta nel 1994. Se si ama la storia, non si può uscire dalla sala insoddisfatti. Il problema è rappresentato dai 30 minuti in più. Minuti ottenuti dilatando inutilmente la storia con dialoghi un po’ lunghi o, soprattutto, scene in più. Puramente descrittive, queste non aggiungono alcun valore al film.

Il piccolo cucciolo Simba

Una caratteristica ben visibile è l’animazione. Il Re Leone potrebbe ricordare molto un documentario sullo stile di National Geographic, per estetica e inquadrature. Un’immersione in un’Africa dominata dal regno animale: leoni, elefanti, giraffe, fino alla più piccola formica. Uno spazio incontaminato dalla presenza umana, in cui si alternano natura e branchi. Le inquadrature tipicamente cinematografiche sono rare, superate da panoramiche e dall’impiego di lenti lunghe. Una scelta indubbiamente molto singolare. La ricerca del realismo è la via principale seguita nel film.

Tale realismo, osiamo dire quasi “iper-realismo”, si può notare nell’utilizzo della CGI. Il livello di esattezza è molto alto, ogni elemento è ben rappresentato, dalla sensazione di morbidezza delle criniere, alla limpidezza dell’acqua. Il lavoro fatto è certamente eccellente, forse uno dei migliori. In particolare, chi ha guadagnato da questo realismo, è proprio il personaggio di Scar. Con la sua immancabile cicatrice sull’occhio, il leone appare, in confronto a Mufasa, quasi più scarno, meno maestoso ed elegante. Una criniera poco folta e uno sguardo gelido.

Un realismo del genere può dare tanta forza al film, quanto debolezze. Se da un lato esalta la bellezza del paesaggio e di alcuni protagonisti, per altri non è così. Se Scar appare ancora più malvagio, animali come Mufasa o Zazu sono, al contrario, abbastanza spersonalizzati. Non vi è alcun elemento che li caratterizzi fino in fondo, anzi, risultano in parte anonimi. La ragione è probabilmente da ricollegare proprio alla CGI del film. Essa è così tanto realistica da risultare decisamente molto lontana dai tratti del disegno tradizionale, che hanno sempre attribuito elementi caratteristici a ogni protagonista.

Scar e le iene

Dall’altro lato, Il Re Leone mantiene dei dialoghi di grande profondità (con citazioni Shakespeariane) e temi ben chiari: il lutto, il senso di colpa, la crescita, la ricerca del proprio posto, di chi siamo. Vi è una certa stratificazione dei messaggi, in modo tale che le varie fasce d’età possano capire. Si alternano la commozione (la morte di Mufasa) e divertimento (come non pensare agli sketch di Timon e Pumba) che accedono alle emozioni e ricordi di chi con questo cartone è cresciuto. In un tentativo forse di omaggio e non di copia, dopo la visione, possiamo dire che, nonostante vari punti a sfavore, il live action riesca comunque ad emozionare i veterani del classico del ’94 e anche i più piccini. Questo è l’importante e per questo vale comunque la pena guardarlo dalle poltrone di un cinema.

Se non lo avete ancora visto, Il Re Leone vi aspetta, tra i ruggiti e le belle colonne sonore cantate da Marco Mengoni ed Elisa, che bene hanno saputo affrontare la sfida di riprendere un classico come “L’amore è nell’aria stasera” e soprattutto quella del doppiaggio. I due hanno vestito i panni rispettivamente di Simba e Nala, accanto a mostri di bravura come lo stesso Luca Ward (Mufasa) ed Edoardo Leo (Timon).

Insomma, il nuovo live action vi aspetta ancora al cinema!