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Ozark 2 stagione – quando il business è di famiglia

La prima stagione di Ozark (di cui vi parlammo qui) colpì per le doti di un inconsueto Bateman in un ruolo serio, oltre che da entrambi i lati della macchina da presa; senza dimenticare il pegno da pagare verso Breaking Bad a livello di tematiche.

La seconda stagione vede Marty e la sua amorevole famiglia prendere le redini del nuovo, sulla carta impossibile progetto: un casinò nei territori degli Snell – i simpatici redneck di quartiere, gente che spara in faccia ai narcotrafficanti senza grossi problemi – dove riciclare in massa i soldi sporchi del Cartello.

Opera non banale, sebbene purtroppo la serie non sia capace di trasmettere il senso di pericolo costante che presentavano le vicende della scorsa stagione

Le cose cambiano, solo per rimanere le stesse

A essere onesti il paragone con Breaking Bad è ormai privo di senso, questo principalmente perchè  si perde per strada il vettore fornito dall’evoluzione di Martin. Al contrario, il protagonista cede sempre più il passo alla moglie sia per capacità di scelta e analisi che per interesse.

La signora Byrde si scopre affabile manipolatrice e davvero flessibile nella definizione di giusto e sbagliato, sostituendoli semplicemente con necessario. Non c’è posto per i rimpianti o le notti insonni che il marito ha in seguito all’ennesima nefandezza di turno. Il potere è donna, concetto reso cristallino anche dalla granitica avvocatessa del cartello Helen.

Anche Ruth non è un cioccolatino, eh.

Mentre Wendy Byrde diventa la vera capofamiglia, la famiglia resta coesa a stento, così come le fragili alleanze di Marty.

Qualche ramo secco

Il problema principale di questa seconda stagione è la scrittura: si può perdonare qualche momento fuori binario, vedasi l’inizio dell’episodio 8, un corpo estraneo a livello di stile rispetto il resto della serie, ma il fatto che accadano avvenimenti di scarso interesse, in una serie di 10 ore, non è una buona cosa.

Il prete che passa al lato oscuro, Charlotte che schifa la propria famiglia…a chi interessa tutto questo? Mentre personaggi più interessanti come Ruth sembrano fossilizzati in una manciata di concetti.

Non fraintendetemi, a me Ozark è piaciuto

La vita di Martin resta interessante, soprattutto ci si chiede cosa accadrà per sconvolgere nuovamente la famiglia Byrde; interessante come le dinamiche degli Snell siano cambiate, per non parlare delle uscite al vetriolo dell’agente Roy Petty. Resta qualche dubbio se la serie troverà maggior coraggio nella prossima stagione, ma va detto che da certi punti di vista è stato proprio coraggioso il finale, dove buona parte delle vicende rimaste in sospeso è stata risolta, in modo magari sbrigativo, ma di sicuro impatto.

Alla faccia dei season ending infami che chiudono con il cliffhanger di turno, in Ozark il cerchio viene più o meno chiuso, lasciando il futuro in mano al povero Martin. Ormai incapace anche di un sorriso di circostanza.

 

 

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Direttore e Fondatore

Il lavoro e la vecchiaia incombono, ma da quando ho memoria mi spacco di film di fantascienza, dove viaggio di testa fino a perdermi, e salto in piedi sul divano per dei tizi che si menano o sparano alla gente come fossero birilli. Addolorato dalla piaga del PG­13, non ho più i nervi per gli horror: quelli li lascio al collega, io sono il vostro uomo per scifi, azione e film di pistolotti metacinema/mental/cose di finali tripli.